di Jessica Andracchio

 

Conceiving Ada è un film del 1997, prodotto, scritto e diretto da Lynn Hershman Leeson. Si tratta di un film introspettivo su alcuni aspetti della vita di Ada Lovelace, matematica inglese.


Trama

Il film si concentra sulla figura di Emmy Coer, una informatica e programmatrice che prova una forte ammirazione verso Ada Lovelace, autrice del primo algoritmo per computer, scritto mentre lavorava con Charles Babbage alla “macchina analitica”.
Emmy scopre di essere incinta del suo fidanzato, cosa che la sconvolge, poiché teme che la gravidanza possa rallentare il suo lavoro, che ritiene più importante di qualsiasi altra cosa. Tuttavia, per evitare di perdere il suo fidanzato, decide di non abortire e tenere il bambino. Nel frattempo continua a lavorare; il suo scopo è quello di mettersi in contatto con Ada Lovelace, comunicando nel passato sfruttando quelle che nel film vengono chiamate “immortali onde d’informazioni”. Emmy riesce infine a stabilire un contatto con Ada, osservando in prima persona i suoi ricordi più importanti: i suoi studi, il suo lavoro e, soprattutto, il modo in cui l’essere madre in quell’epoca le impediva di dedicarsi totalmente alle sue passioni.
Dopo aver osservato le ingiustizie alle quali la matematica è stata sottoposta, Emmy le propone di continuare a lavorare nel presente, permettendole di occupare il proprio corpo. Tuttavia Ada rifiuta e, prima di morire, insiste perché Emmy viva la sua vita e non quella di qualcun altro.
Il film si conclude nel 2002, quando vediamo Emmy con sua figlia, una bambina che mostra un precoce interesse verso i computer ed il mondo digitale; la figlia di Emmy, infatti, è stata scelta per portare avanti le idee di Ada Lovelace e, perciò, possiede ora tutti i suoi ricordi.

 

Attori e personaggi principali

Anche in questa pellicola di Leeson, come in Teknolust, sono presenti pochi attori, molti dei quali quasi totalmente sconosciuti.

Troviamo innanzitutto Tilda Swinton nel ruolo di Ada Augusta Byron King, Contessa di Lovelace, matematica e scrittrice inglese. Swinton è stata protagonista anche di Teknolust; la scelta di quest’attrice è comprensibile, poiché le due pellicole, seppur molto diverse tra loro, hanno molti punti in comune, primo tra tutti la tecnologia.
La recitazione di Swinton è perfetta tanto quanto la sua fisionomia; riesce a rappresentare sia la figura della donna che, a quell’epoca, doveva essere delicata sofisticata, sia quella della scienziata impenitente e geniale affamata di sapere. È un piacere ascoltare la “sua” storia (o meglio, quella di Ada) narrata da lei, a tratti in maniera dolce e quasi ingenua, per poi lasciare posto ad una comprensibile rabbia e frustrazione dovute alla sua condizione e all’epoca.

Troviamo poi Francesca Faridany nel ruolo di Emmy Coer, informatica e programmatrice che teme che la sua gravidanza risulti un ostacolo per le sue ricerche e che è ossessionata dalla figura di Ada Lovelace. Faridany non è un’attrice molto conosciuta; ha recitato perlopiù in film indipendenti o nei panni di personaggi di sfondo. La sua recitazione dà un effetto ansiogeno allo spettatore; nella pellicola ha sempre qualcosa da fare o qualcosa da dire e, nei pochi momenti nei quali compare il fidanzato, i loro dialoghi sono concitati e nervosi. Che sia un effetto voluto o meno, c’è da dire che Faridany riesce sicuramente a trasmettere l’ossessione del suo personaggio per il lavoro e per la tecnologia.

Karen Black, che ritroviamo anche nel già recensito Teknolust, interpreta in questa pellicola le figure materne, ovvero la madre di Emmy e quella di Ada. Entrambi i personaggi compaiono raramente, ma la loro personalità risulta molto chiara, così come il loro scopo nella narrativa; sia Emmy che Ada hanno una figura materna soffocante, iperprotettiva e che ignora totalmente lo scopo del loro lavoro, rallentando (volontariamente o meno) il loro percorso, desiderando per loro una vita più domestica.

I ruoli maschili sono principalmente occupati da J.D. Wolfe che interpreta Nicholas, il fidanzato di Emmy, e John O’Keefee, nei panni di Charles Babbage. Entrambi i personaggi vengono ritratti come le figure maschili che tarpano le ali di Emmy e Ada, costringendole ad avere dei figli e prendendosi il merito del loro lavoro.

Come di consueto, allego la lista di tutti gli attori presenti nella pellicola e i ruoli da loro interpretati.

Tilda Swinton: Ada Augusta Byron King, Countess of Lovelace

Francesca Faridany: Emmy Coer

Timothy Leary: Sims

Karen Black: Lady Byron/Mother Coer

John O’Keefe: Charles Babbage

John Perry Barlow: John Crosse

J.D. Wolfe: Nicholas Clayton

Owen Murphy: William Lovelace

 

Gli argomenti

Cosa accadrebbe se la tecnologia avanzasse al punto da mostrarci eventi storici in prima persona, partendo semplicemente da alcune fotografie? Sarebbe possibile raccogliere sufficienti informazioni su una figura storica per poter intrattenere con essa una conversazione come se vivessimo nello stesso periodo storico?

Questa è la premessa molto intrigante del film di Lynn Hershman Leeson Conceiving Ada, una pellicola incentrata sulle idee precedentemente esposte, piuttosto che sulla caratterizzazione dei personaggi.
Nella fantasia cibernetica di Leeson, Emmy Coer è una maga informatica che conduce esperimenti riguardanti la realtà artificiale, cercando di coinvolgere anche la sua ossessione verso Ada Lovelace, figlia di Byron e matematica molto dotata.
Ada morì di cancro uterino nel 1852 all’età di 37 anni, ed è conosciuta per aver sviluppato il primo programma al mondo per computer. Si tratta di una macchina chiamata Analytical Engine (Macchina Analitica), considerato il primo computer mai creato, sviluppata con l’aiuto di Charles Babbage.

Conceiving Ada è un film che procede mette a confronto le vite di queste due donne, che vivono in due epoche diverse, ma che si ritrovano ad affrontare gli stessi problemi, dovuti principalmente al loro essere donna. Entrambe hanno delle madri che sopprimono la loro creatività e degli amanti che interferiscono con il loro lavoro.

Durante la produzione, la regista ha affermato che Conceiving Ada è stato concepito intorno all’idea della doppia elica. “Ogni scena”, dice Leeson, “è stata strutturata e registrata usando un’immagine del DNA come modello per il posizionamento degli attori e i movimenti della cinepresa”.

Per amplificare il tema della realtà artificiale, il film utilizza set virtuali in un’ambientazione del diciannovesimo secolo, come ad esempio un finto fuoco elettrico che brucia in mezzo alla camera di Ada. Questa scelta tende a dare alla pellicola un’estetica molto particolare; certo, la tecnologia utilizzata è palesemente finta, ma nel contesto è piacevole da guardare.

Conceiving Ada non è un documentario né un film da guardare perché interessati alla trama. La regista, che abbiamo già conosciuto parlando di Teknolust, è un’artista che pone al centro dei suoi lavori la tecnologia e, nello specifico, il modo in cui essa interagisce con gli esseri umani. I suoi film sono dunque tutti molto particolari e non sempre si riesce a capirli immediatamente; in questo caso, però, l’idea centrale è quella di ricordare una donna geniale che ha apportato dei contributi indispensabili alla tecnologia che utilizziamo oggi e di ricordarci che sì, i tempi cambiano ma, purtroppo, molto lentamente.

 

Approfondimento: la macchina analitica

Abbiamo nominato più di una volta e in più di un articolo la macchina analitica, senza però entrare nei dettagli. Andiamo quindi a vedere la storia del primo calcolatore automatico del mondo e impariamo il suo funzionamento.

macchina analitica

Il prototipo della macchina analitica venne presentato nel 1821 alla Royal Astronomical Society di Londra, e già all’epoca la macchina presentava molti aspetti concettuali in comune con i moderni computer. Con la macchina analitica nasce infatti il concetto di calcolatore ed elaboratore programmabile, cosa ancora più notevole se si considera che la tecnologia di quel periodo, ovvero nel pieno della rivoluzione industriale, si basava quasi esclusivamente sulla forza vapore e sulla meccanica.
Anche per questo motivo, il passaggio tra il piccolo prototipo e la macchina effettiva è difficoltoso; per realizzare il progetto, Babbage beneficia di funzionamenti erogati dal governo inglese (e, successivamente, da Ada Lovelace).
La prima macchina analitica è inoltre in grado di compiere solo una funzione prefissata, il che la rende un’invenzione molto costosa e pressoché inutile.

Con l’aiuto di Lovelace, la macchina viene riprogettata con componenti interni diversi che possono svolgere molteplici funzioni; in questo modo, la macchina può compiere più operazioni. Nasce dunque la prima macchina programmabile della storia, basata su principi meccanici e programmabile dall’esterno.

L’ispirazione per questa macchina è stata proprio l’industria tessile, con i telai automatici programmati per disegnare forme diverse in base alla disposizione dei fori su un cartoncino che lascia passare solo gli aghi necessari a formare il disegno prefissato., mutando solo l’ordine dei componenti della macchina.
Applicando queste nozioni alla macchina analitica, vengono poste le basi della futura informatica; basti pensare alle schede perforate degli elaboratori elettronici della metà del ‘900, molto simili ai cartoncini delle industrie tessili.

La macchina analitica era composta da tre unità: aritmetica, di controllo e di memoria. La prima eseguiva i calcoli, la seconda fissava l’ordine delle operazioni e la terza, detta anche “magazzino”, serviva a depositare i dati e le istruzioni ancora da elaborare.
Queste tre unità sono presenti anche oggi nei computer moderni ma, come possiamo immaginare, all’epoca non si era compreso appieno il potenziale di questa invenzione e, anche se lo si fosse compreso, non sarebbe stata disponibile la tecnologia necessaria a svilupparlo.
Il governo inglese decide infatti di tagliare i finanziamenti a Babbage, che resiste con l’aiuto economico di Lovelace. Sfortunatamente, come già sappiamo, Ada muore prematuramente e la macchina analitica resta incompiuta. Gli appunti della matematica, tuttavia, saranno preziosi per gli inventori che la seguiranno; ad esempio, nel 1855 l’inventore svedese George Scheutz realizza la versione completa della macchina analitica, che verrà migliorata con il passare del tempo, fino a diventare una parte indispensabile della tecnologia che utilizziamo oggi.

Considerazioni sul film

Della figura di Ada Lovelace avevo già parlato brevemente nell’articolo riguardo l’Effetto Matilda; è una delle tante donne che vengono messe un po’ da parte nel corso della storia, ma che hanno influito ampiamente sulla nostra tecnologia e sul mondo come lo conosciamo oggi. Avrei voluto, perciò, che Conceiving Ada fosse focalizzato più sulla sua figura, che su quella di Emmy, sia per la sua importanza nella storia, che per la presenza di Tilda Swinton nei panni di Ada Lovelace.
Come già accennato, i film di Leeson devono essere interpretati più come opere d’arte che come pellicole con un inizio, una fine e una trama ben definita; in Conceiving Ada, il messaggio che la regista vuole trasmettere è quello ricorrente delle sue opere, ovvero che la tecnologia è “nostra amica”, che può (e, soprattutto, potrà) permetterci di esplorare la nostra psiche e aiutarci a interagire con il resto del mondo. In questo caso, però, questo tema già molto impegnativo viene unito a quello della figura della donna e le problematiche che deve affrontare, anch’essi temi importanti e gravosi che sarebbe stato meglio approfondire in un’altra pellicola o, almeno, in una pellicola dalla durata superiore a quella di Conceiving Ada (85 minuti).
Lo consiglio? Sì. Alla fine della fiera, le opere dedicate alla figura di Ada Lovelace e, in generale, alle ricercatrici, matematiche, ingegnere e scienziate sono molto ridotte e, per quanto questo film possa sembrare a tratti assurdo, si tratta in ogni caso di un punto di partenza per capire la figura di Ada Lovelace. Tutto ciò nella speranza di stuzzicare la curiosità dello spettatore e di realizzare il sogno di Emmy; portare nel mondo odierno la genialità e la voglia di conoscenza di Ada Lovelace.

 

 

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