Alita_recensione

 

Alita – Angelo della battaglia è un film di fantascienza del 2019 diretto da Robert Rodriguez, sceneggiato e prodotto da James Cameron. È l’adattamento cinematografico del manga Alita l’angelo della battaglia di Yukito Kishiro.

 


 

Trama

Ci troviamo nel 2563, 300 anni dopo “La Caduta”, la grande guerra che ha devastato la Terra e che ha lasciato intatta solo la città di Zalem, che si trova sospesa sopra la città di ferro, una città creata attorno alla discarica dei rifiuti di Zalem. Proprio in questa discarica, il medico Ido Dyson trova la testa di una cyborg che ripara e alla quale dà il nome di Alita. La cyborg diventa l’assistente di Ido e, mentre cerca di recuperare i ricordi del suo passato, fa amicizia con Hugo, un patito di Motorball che sogna di arrivare a Zalem.
Il Motorball, uno sport molto popolare nella città di ferro, è l’unica via per accedere a Zalem; chi diventerà ultracampione di questa disciplina, infatti, potrà avere questo privilegio.
Mentre gioca a Motorball con Hugo e i suoi amici, Alita si accorge di essere particolarmente abile; questo fatto trova conferma la notte successiva, quando, seguendo il dottor Ido, lo salva da un’imboscata. Ido è infatti un Braccatore, ovvero un cacciatore di taglie; quella notte era sulle tracce di tre cyborg ricercati, che lo attaccano. Alita, per proteggere Ido, si scaglia subito contro i cyborg e si ritrova a combattere in maniera istintiva ma precisa; durante la lotta, ha dei flashback del suo passato, nei quali veniva chiamata “99” e combatteva sulla Luna.
Alita comprende quindi che, per riottenere i suoi ricordi, deve combattere. I suoi amici la portano a vedere una vecchia astronave che venne usata durante la Caduta; l’astronave reagisce ai suoi comandi, e lei capisce di appartenerle. Dentro la navicella trova un corpo cyborg, nello specifico un Berseker: si tratta di una tecnologia potente e sofisticata da combattimento, ormai andata perduta.
Quando Ido si rifiuta di collegarla a quel corpo, Alita diventa Braccatrice e cerca di convincere altri cyborg Braccatori ad unirsi a lei contro Grewishka, un cyborg ricercato che era riuscito a sfuggire ad Alita durante il suo primo combattimento nel nuovo corpo.
Nessuno dei Braccatori accetta e Alita si trova a combattere contro molti di loro, finché fa il suo ingresso Grewishka, che distrugge il corpo della protagonista. Ido, quindi, accetta finalmente di collegare Alita al Berseker.
Nel frattempo, Grewishka va a farsi riparare da Chiren e Vector; la prima è l’ex moglie di Ido, il secondo è un pezzo grosso della città di ferro. Vector viene posseduto da Nova, un misterioso abitante di Zalem capace di spostare la propria coscienza nei corpi altrui, che tutti sembrano temere.
Nel frattempo, Alita e Hugo s’innamorano e cominciano a sognare un futuro insieme a Zalem; tuttavia, Alita ignora la doppia vita di Hugo che, per mettere da parte dei soldi, assale cyborg per rubare loro i pezzi e rivenderli a Vector. Hugo, però, ha intenzione di ritirarsi, ma quando lo comunica ai suoi amici arriva Zapan, un cyborg Braccatore che vuole uccidere Hugo per riscuotere una ingiusta taglia su di lui. Alita, che stava partecipando ad un torneo di Motorball, corre a salvare Hugo, ma Zapan riesce comunque a trafiggerlo con la sua spada.
Facendo credere di aver ucciso Hugo, Alita riesce a riportare la sua testa da Ido, che lo aggancia ad un nuovo corpo cibernetico. Mentre Hugo si riprende, Alita elude la sicurezza del palazzo di Vector e si scontra con Grewishka, sconfiggendolo. Infine, dopo aver parlato con Nova tramite Vector, uccide anche quest’ultimo.
Hugo si riprende e, diventato cyborg, decide di scalare uno dei cavi che tiene sospesa Zalem; viene raggiunto da Alita, che lo convince a tornare indietro, ma Nova lancia una trappola mortale che travolge Hugo. Alita afferra quello che resta del corpo di Hugo, ma il braccio di lui si spezza e l’amore di Alita muore cadendo nel vuoto.
Passano mesi, e la cyborg si è allenata per diventare Ultracampionessa di Motorball e salire finalmente su Zalem: il film finisce con Alita che, sul campo di Motorball, punta la spada verso il cielo, in direzione di Nova.

 

Attori e personaggi principali

Rosa Salazar interpreta Alita, la protagonista cyborg della pellicola. Alita si risveglia senza neanche un ricordo della sua vita precedente, ma si rivelerà essere una soldatessa Marziana di 300 anni chiamata con il nome in codice “99” che ha lo scopo di distruggere Nova.
Rosa Salazar è un’attrice e, ancora più importante, una persona deliziosa. Nonostante il ruolo di Alita fosse conteso da altre attrici ugualmente brave e, forse, anche più conosciute, la scelta finale è ricaduta su Salazar probabilmente per la sua innata e spontanea simpatia, dovuta anche ai suoi atteggiamenti un po’ goffi nelle interviste e nei red carpet.
In Alita, però, troviamo questo suo aspetto solamente all’inizio del film, dove la protagonista sembra una bambina che si ritrova a vedere il mondo per la prima volta – cosa che, essendo totalmente priva di memoria, è vera. Salazar nei panni di Alita fa tenerezza, almeno finché non si ricorda di essere una macchina da guerra, nel vero senso della parola.
Durante il film, Alita matura e questo cambiamento viene incanalato principalmente nelle espressioni che Salazar imprime sul viso della protagonista e nel suo portamento; la cyborg diventa sempre più sicura di sé, i suoi movimenti sono sempre più precisi e le sue parole più audaci.
Come abbiamo già visto per Avatar, i personaggi girati in CGI contano molto sulla recitazione degli attori; Rosa Salazar non delude le aspettative, offrendoci un’eroina cyborg dall’animo molto umano.

Christoph Waltz interpreta il dottor Dyson Ido, specializzato nell’aggiustare cyborg e nel braccare fuorilegge. Ido rappresenta anche una figura paterna per Alita, che porta infatti il nome della sua defunta figlia. Per sua stessa ammissione, Waltz non è abituato a ruoli di questo genere e, soprattutto, non si è mai trovato in mezzo a così tanta tecnologia. Probabilmente anche per questo, la sua interpretazione risulta un po’ piatta; Ido ne viene fuori come un padre modello e affettuoso più che come uno scienziato esperto di tecnologia. Il personaggio interpretato da Waltz, essendo uno di quelli chiave nella storia, aveva molte potenzialità, che purtroppo non sono state pienamente sfruttate; la performance dell’attore risulta quasi impacciata, e il ruolo di Ido nel film ne risente. Questa interpretazione può essere vista come la volontà di dare ad Ido la personalità di uno di quei padri che pensano di sapere cos’è meglio per la figlia e che, involontariamente, le mettono i bastoni tra le ruote; tuttavia, sono presenti anche molti momenti di puro affetto tra lui ed Alita, il che rende difficile decifrare il personaggio di Ido.
Tutto sommato, però, c’è una sorta di chimica tra Salazar e Waltz, che porta quest’ultimo a dare il meglio di sé nelle scene in cui sia Ido che Alita sono presenti; dal momento che rappresentano la maggior parte delle sequenze di Ido, l’interpretazione di Waltz, che comunque esprime molta tenerezza, è salva.

 

Keean Johnson interpreta la parte di Hugo, un ragazzo inizialmente umano innamorato di Alita. Nel corso del film, la sua testa verrà attaccata ad un corpo cibernetico, rendendolo così un cyborg.
Hugo è il tipico adolescente scapestrato senza una famiglia alle spalle, che fa quel che può per sopravvivere. Il giovane attore che lo interpreta è un talento nascente del cinema e, prima di Alita, non ha avuto ruoli importanti. Come performance d’esordio, quella di Johnson nei panni di Hugo è più che riuscita: l’attore ci mostra un adolescente in gamba, che sa cavarsela da solo, nonostante faccia molte scelte sbagliate e che, alla fine, decide di farne una giusta che potrebbe costargli tutto. C’è da dire, però, che le scene romantiche non sono il suo forte: bravissimo ad interpretare il ragazzo problematico, Johnson sembra impacciato nelle sequenze di baci, promesse e romanticherie. Per questo, perciò, la storia d’amore con Alita risulta essere un po’ forzata e voluta più da lei che da Hugo.

Mahershala Ali interpreta Vector, un imprenditore con dei legami nel mondo dei ricercati che gestisce le partite di Motorball e ingaggia la banda di Hugo perché faccia il lavoro sporco.

Locast_Alita
Vector può essere identificato come l’antagonista della pellicola, anche perché viene spesso “posseduto” da Nova, antagonista per eccellenza che può spostare la sua coscienza nei corpi di altre persone.
Vector è un personaggio che rimane costante nella sua perfidia, che non si fa intenerire e che risponde solo agli ordini di Nova. La performance di Ali ci offre un antagonista freddo come il ghiaccio, manipolatore e calcolatore, abituato ad avere ogni situazione sotto controllo; anche quando Alita fa irruzione nel suo ufficio, chiaramente intenzionata ad ucciderlo, cerca di ragionare e contrattare con la cyborg.
Durante la morte di Vector, Ali ha dovuto recitare doppiamente, poiché in quella scena Vector era posseduto da Nova; in quella semplice scena, c’è una perla della recitazione, poiché assistiamo sia alla morte di un uomo, che al delirio d’onnipotenza di un altro. Il tutto, nello stesso momento e nella stessa persona.

Jennifer Connelly interpreta la dottoressa Chiren, ex moglie di Ido ed ingegnera di cyborg che lavora per Vector. Premetto che il personaggio di Chiren in questa pellicola è particolarmente piatto e poco utile ai fini della trama.
Da un’attrice dello spessore di Connelly, che ha recitato in film come Shelter, Labyrinth e Requiem for a Dream, ci si sarebbe aspettato un personaggio più rilevante, sia in termini di trama che di recitazione.
Quando la si vede per la prima volta in Alita, il primo pensiero è quello di trovarci davanti ad un personaggio chiave, qualcuno che in qualche modo si rivelerà importante per la sequenza degli eventi. Invece scopriamo che si tratta semplicemente dell’ex-moglie di Ido, che adesso ripara cyborg per la concorrenza. Il suo personaggio è molto confuso: non sappiamo se sia l’interesse amoroso di Vector, come non è ben chiaro che fine faccia nel corso del film.
L’unico spessore psicologico che dimostra il personaggio di Chiren è quello della madre, che viene esplicitato chiaramente in una scena della pellicola. Chiren, dopo aver risparmiato la vita di Hugo, torna da Vector a mani vuote e, quando lui le chiede il perché, la dottoressa risponde semplicemente di essere una madre. Le parole suonano però vuote, prive di reale significato, e la recitazione di Connelly è fredda, così come la sua voce: sembra quasi una delle sue macchine. L’unico momento rilevante per il suo personaggio, perciò, è quasi totalmente privo di senso.


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Infine, uno dei personaggi migliori di questo film è Zapan, interpretato da Ed Skrein. Probabilmente conoscerete questo attore per il suo ruolo di Francis/Ajax in Deadpool; l’antagonista che interpreta in Alita è simile, o almeno la sua recitazione lo ricorda molto. Arrogante, con una vera e propria ossessione per il suo aspetto e la sua faccia, viene umiliato da Alita e la segue per cercare di vendicarsi, arrivando a trafiggere Hugo con la spada di cui va tanto fiero.
Skrein interpreta Zapan in una maniera che sembra quasi comica, ma non lo è mai realmente; la comicità, in questa pellicola, sarebbe risultata fuori luogo, e Skrein non supera mai quella sottile linea tra l’interpretazione di un personaggio nevrotico e la facile ilarità.

Andiamo infine ad elencare tutti i personaggi e i loro ruoli nella pellicola.

Rosa Salazar: Alita

Christoph Waltz: dott. Ido Dyson

Jennifer Connelly: Chiren

Mahershala Ali: Vector

Ed Skrein: Zapan

Jackie Earle Haley: Grewishka

Keean Johnson: Hugo

Eiza González: Nyssiana

Lana Condor: Koyomi

Jorge Lendeborg Jr.: Tanji

Michelle Rodriguez: Gelda

Casper Van Dien: Amok

Marko Zaror: Ajakutty

Idara Victor: infermiera Gerhad

Leonard Wu: Kinuba

Jeff Fahey: McTeague

Jai Courtney: Jashugan

Jeff Bottoms: commentatore motorball

David Sobolov: centurione

Edward Norton: Nova

 

Gli argomenti

Alita: l’angelo della battaglia è una pellicola tratta dal manga di Yukito Kishiro del 1990, prodotta e scritta da James Cameron e diretta da Robert Rodriguez. Azione e fantascienza distopica si mescolano l’una con l’altra, andando a rafforzare una trama che presenta diversi buchi e che, in generale, risulta un po’ debole e già vista.
Alita è una ragazza cyborg, che però possiede un cervello molto umano, che ha voglia di vivere, provare emozioni e lottare per quello che è giusto. Anche qui, come nel già recensito Ghost in the Shell, troviamo la volontà della protagonista di scoprire la sua identità. In questo caso, diversamente dalla pellicola con Scarlett Johansson, Alita non è particolarmente interessata alla definizione di “umanità”, né vuole scoprire se sia più umana o più cyborg; il suo desiderio, dopo essersi svegliata senza alcun ricordo della sua vita né del mondo, è quello di recuperare la sua vita almeno in parte, di conoscere lo scopo della sua esistenza, poiché sente di averne uno.
In Alita: l’angelo della battaglia vediamo la Città di Ferro non come una metropoli ipertecnologica, ma come una distesa di baracche, case povere e mercatini; quello che ci si aspetterebbe da una città costruita attorno ad una discarica. Quest’ultima è la discarica di Zalem, l’ultima città sospesa nella quale si trovano tutte le ricchezze e le persone “che contano”; è, infatti, la meta più ambita dalle persone che vivono nella Città di Ferro, ma raggiungerla è quasi impossibile.

Nella città in cui è ambientato il film, cyborg e umani vivono insieme; nonostante il contesto sia molto povero, infatti, ormai il biohacking è alla portata di tutti, specialmente grazie al dottor Ido, che spesso ripara cyborg in maniera quasi gratuita, grazie alle sue entrate come Braccatore.
Proprio per la facilità con il quale i pezzi cyborg sono reperibili, spesso modificare il proprio corpo per diventare più forti è all’ordine del giorno. La maggior parte dei criminali ricercati, infatti, è di “razza” cyborg; si tratta di umani che hanno apportato molteplici modifiche al loro corpo e che, ormai, sono più macchine che umani. Il tutto è stato effettuato per una questione di funzionalità: i criminali vogliono essere più forti, più veloci, e non danno più molta importanza all’aspetto estetico. Anche qui si potrebbe tornare ad un discorso precedentemente affrontato in Ghost in the Shell: quanto si può modificare il nostro corpo, perché si smetta di essere umani? La risposta, in Alita, è molto semplice. Nel momento in cui modifichi il tuo corpo per necessità o per estetica, puoi essere considerato un cyborg; quello che fai di questi potenziamenti è, però, quello che ti rende o meno una persona rispettabile.
Non c’è nessun razzismo nei confronti dei cyborg; la stessa protagonista ha solo la testa che può ancora sembrare umana, ma le sue azioni e i suoi sentimenti sono caritatevoli e, di nuovo, molto umani.

Un altro argomento che viene affrontato ma non totalmente sviluppato è l’istinto paterno di Ido; con Alita, infatti, il dottore ha una seconda possibilità di essere padre. La sua prima figlia, chiamata proprio Alita, era una ragazza sulla sedia a rotelle, per la quale il padre aveva costruito il corpo cibernetico che poi sarebbe andato proprio alla nostra protagonista cyborg. L’Alita “originale”, come si vede nella pellicola, viene uccisa da un cyborg che lo stesso Ido aveva reso troppo potente, cosa che lo rende restio a cedere alle richieste della “nuova” Alita di essere collegata ad un Berserker.

La pellicola, come impatto visivo, somiglia molto ad un altro lavoro di Cameron di cui abbiamo già parlato, ovvero Avatar. La trama, infatti, viene un po’ maltrattata, poiché accadono poche cose in maniera veloce e confusionaria. L’opera, però, è godibile e suggestiva, il film è ricco di ritmo, azione spettacolare e colpi di scena, che vengono supportato da un impianto visivo curato nei dettagli con la ricerca e la tecnica digitale e grafica.

Abbastanza inutile la storia d’amore della protagonista con Hugo; Alita uno scopo lo aveva già, ed era quello di distruggere Nova, come possiamo intuire con il finale del film, che resta palesemente aperto per dei sequel che vedremo quasi sicuramente. Il fatto che, nel corso della sua nuova e breve esistenza, si sia innamorata di Hugo, ha più senso se lo si vede come una sorta di capriccio nel tentativo di provare quanti più sentimenti umani possibili; lo spettatore, infatti, non si sente toccato dalle scene che condividono, neppure al momento della morte di Hugo. Quest’ultima è affrettata e sembra essere stata inserita solo per motivare il rancore di Alita nei confronti di Nova; cosa che, ribadisco, è assolutamente inutile, dal momento che i ricordi di Alita le avevano fornito già ottimi motivi per distruggere il suo nemico.

 

Confronto con il manga

Cameron è da sempre un fan degli anime, e progettava l’adattamento cinematografico di Alita dal 2000, progetto che ha dovuto accantonare per dare la precedenza ad Avatar.
Il manga originale di Alita è composto di nove volumi, mentre l’anime è in due episodi, intitolati Rusty Angel e Tears Sign. L’anime ed il manga presentano sostanziali differenze, e Cameron ha voluto prendere elementi sia dall’uno che dall’altro. Andiamo quindi a vedere quali sono alcune delle differenze tra Alita: l’angelo della battaglia e le opere da cui è tratto.

Una delle principali differenze è quella del passato di Alita (che, nelle opere originali, si chiama Gally), che negli anime è un tema trattato molto poco. Nell’anime non ci sono flashback delle battaglie passate su Marte, né si parla dell’arte marziale di Panzer Kunst o del corpo Berserker. L’Alita originale non pensa quasi mai al suo passato, mentre nel film questo gioca un ruolo fondamentale nelle azioni e nel percorso della protagonista.

Del passato di Alita si parla invece nei manga; il vero nome della ragazza è Yoko, e ha preso parte alle Guerre Terraformanti, avvenute secoli prima della sua storia principale e del suo addestramento in Panzer Kunst. Probabilmente, queste vicende non vengono menzionate nella pellicola poiché verranno riprese ed esplorate nei sequel.
Locast_Alita_2Nel film, l’iconica spada di Alita era l’arma di uno dei suoi rivali, ovvero Zapan; nel manga, la damasco Blade è rappresentata come due lame separate e attaccate ai suoi polsi durante i giochi di Motorball e, solo successivamente, vengono modellate in un’unica spada.

La personalità di Alita è simile nei film e negli anime; entrambi mostrano un’Alita allegra, determinata e inizialmente un po’ ingenua, che diventa una terribile macchina da guerra nel corso delle opere. Negli originali, però, la protagonista era ancora più giovane e, perciò, ancora più “pura” ed ingenua.

Il dottor Ido è simile alla sua controparte dei manga e degli anime, in quanto viene rappresentato come uno scienziato gentile e disponibile che diventa il padre surrogato di Alita. La sua ex amante, Chiren, è un personaggio tratto dagli anime che non compare nei manga; anche negli anime, lavora per Vector nella speranza di tornare su Zalem. Quando questa promessa viene mantenuta in parte, con Vector che manda solo i suoi organi su Zalem, la scena risulta molto più struggente nell’anime, poiché è Ido ad assistere e non Alita.

Nell’anime è presente Grewcica, che è un cyborg gigante rappresentante l’unione di due cattivi presenti nel manga, ovvero Makaku e Kinuba. Nella pellicola, Grewcica si è unito ad un ulteriore antagonista, ovvero Zahriki, diventando Grewishka. Nell’anime, il personaggio originale diventa campione di Motorball e combatte contro Alita nell’arena, dove quest’ultima lo sconfigge con facilità. Nella pellicola, Grewishka ha un ruolo più importante rispetto a quello del suo originale, in quanto viene presentato come guardia del corpo di Vector.

La versione di Zapan del film è fedele a quella del manga, nel quale il cacciatore cerca di sfidare Alita in un bar di Braccatori ma finisce umiliato dalla cyborg. Invece di vendicarsi su di lei, Zapan incastra Hugo per omicidio e lo ferisce mortalmente, nel tentativo di costringere Alita ad ucciderlo. Questo accade sia nel film che nel manga, dove viene tagliata la testa di Hugo, che successivamente viene collegato ad un corpo cibernetico.
L’unica differenza sta nel fatto che, nel manga, Alita e Zapan sono in realtà arcinemici, e quest’ultimo rappresenterà una vera e propria minaccia per la cyborg quando anche lui entrerà in possesso di un corpo da Berskerker. Nell’anime, questo personaggio appare di sfuggita, ed il suo ruolo è preso da un Braccatore di nome Clive Lee.

 

Approfondimento: cyborg, automi, robot e altri: le differenze

Negli articoli precedentemente pubblicati abbiamo già parlato di cyborg, di persone che vogliono diventare cyborg, di robot e soprattutto d’intelligenza artificiale.
Facciamo però un passo indietro, per andare a vedere le differenze tra vari termini che potrebbero somigliarsi e confonderci le idee e che sentiamo nominare, troppo spesso a sproposito, alla televisione o sui social network.

Automa. “Macchina che riproduce i movimenti (e, a volte, anche l’aspetto) dell’uomo e degli animali.”
Gli automi non sono meccanismi fantascientifici e non sono dotati d’intelligenza, ma rappresentano il primo tentativo dell’uomo di riprodurre esseri animati, non per forza dalle forme umanoidi, e sono mossi tramite complessi sistemi meccanici. In queste macchine, le componenti elettroniche sono assenti, poiché verranno sviluppate anni dopo i primi tentativi di creazione di automi.
Abbiamo documenti che vengono dalla Grecia, dalla Cina e dalla Mesopotamia che parlano di automi dedicati principalmente all’intrattenimento, ma si tratta perlopiù di esagerazioni artistiche e di teoria.
Un primo progetto di automa risale a Leonardo da Vinci; l’inventore aveva immaginato un cavaliere meccanico in armatura in grado di stare in piedi e muovere gli arti, ma il primo di questi venne creato solo nel 1700.
Dal momento che si parla di una macchina semovente non elettronica, al giorno d’oggi si definisce colloquialmente “automa” una persona che agisce appunto in maniera meccanica, senza pensare.

Robot. “Automa, operatore meccanico automatico controllato da un cervello elettronico, con particolare riferimento agli apparecchi programmabili usati in alcuni settori dell’industria e della ricerca scientifica per operazioni seriali e in automatico.”
Con la parola robot intendiamo genericamente tutte le macchine in grado di svolgere un compito automatizzato in seguito ad una programmazione. La programmazione, in informatica, è l’insieme delle attività che i programmatori svolgono per creare un programma, detto software, da far eseguire ad un computer, scrivendo il relativo algoritmo nel linguaggio di programmazione scelto.
Nonostante l’immaginario collettivo veda i robot esclusivamente con fattezze antropomorfe, sono classificabili come robot tutti i macchinari per la produzione industriale, ma anche gli elettrodomestici di uso comune come lavatrici e lavastoviglie – come avevano specificato in un precedente articolo.
Con l’evoluzione dell’informatica e l’avvento dell’intelligenza, vediamo la nascita di robot sempre più efficienti e di algoritmi sempre più sofisticati, con i quali le macchine sono in grado di prendere autonomamente alcune decisioni per garantire il risultato migliore relativo allo scopo che è stato dato loro, sulla base di feedback restituiti da stimoli esterni e da modelli di analisi statistiche sui Big Data, ovvero enormi quantità d’informazioni. Alcuni esempi possono essere i sistemi di guida degli aerei, missili e razzi, droni e auto a guida automatica.

Androidi. “Nel linguaggio della fantascienza, automa di forma umana.”
Nell’accezione moderna del termine, la parola androide identifica qualsiasi tipo di robot di fattezze umane dotato di un certo tipo di Intelligenza (Artificiale).
Ad esempio, uno degli androidi in grado di deambulare è ASIMO, progettato per essere un Androidiassistente mobile multifunzione con le fattezze di un astronauta con uno zainetto. Se vogliamo prendere in esempio un androide con fattezze umane, possiamo parlare degli Actdroid giapponesi. Si tratta di androidi in silicone con la fattezza di donne, che simulano i movimenti umani nella parte superiore del corpo e, in quelli più avanzati, anche nella parte inferiore. Gli Actdroid possono mimare le funzioni tipiche degli esseri umani: espressioni, movimenti della bocca quando parlano, persino il respiro. Nello specifico, i modelli Repliee sono interattivi e possono rispondere al loro interlocutore. Il primo modello della gamma di androidi Actroid è Repliee Q1, la replica robotica di una giovane donna giapponese, molto realistica. La sua “sorellina”, Repliee R1, è modellata sulle forme di una bambina giapponese di 5 anni. Entrambe sono dotate di un certo livello di intelligenza e possono comunicare ed intrattenere discussioni semplici. Uno degli obiettivi del costruttore, Hiroshi Ishiguro, consiste nel riuscire ad ingannare un essere umano in modo da fargli credere di star parlando con un altro essere umano, almeno per qualche minuto.
Sul punto di vista interattivo, l’androide più capace è però Sophia, sviluppata dalla Hanson Robotics di Hong Kong nel 2015. Sophia è in grado di rispondere ad interviste e di partecipare a talk show, in quanto sa cantare e rispondere sarcasticamente e con ironia. Sophia è talmente famosa e apprezzata dal pubblico che ha ottenuto la cittadinanza in Arabia Saudita.
Come abbiamo già detto in altri articoli, rimane quasi impossibile al momento sviluppare un’intelligenza simile a quella umana da applicare ad un androide, perciò questi argomenti restano ancora fantascientifici.

Cyborg. “Nel linguaggio della fantascienza, individuo umano in cui sono stati trapiantati membra o organi sintetici.”
Come abbiamo visto per Alita e Ghost in the Shell, i cyborg sono umani “potenziati” con elementi cibernetici. Su questo sito abbiamo parlato di questi potenziamenti con Neuralink, progetto di Elon Musk volto a trovare una simbiosi tra umano e macchina, principalmente per aiutare esseri umani colpiti da gravi malattie cerebrali o fisiche.
Allo stato attuale, gli studi in questo campo sono rivolti all’integrazione del corpo umano con protesi azionabili tramite stimolo nervoso, per le persone che, ad esempio, hanno perso degli arti. Siamo però ancora molto lontani dal realizzare creature biomeccaniche pericolose, più macchine che umane; dimenticatevi, perciò, di Terminator e Robocop.

Replicanti. “Nella fantascienza, automa che riproduce fedelmente sembianze e comportamenti umani.”
Con i replicanti entriamo quasi totalmente nella fantascienza. Si tratta, infatti, di tecnologie molto più avanzate rispetto a quelle dei robot, degli android e dei cyborg. I replicanti della fantascienza sono infatti esseri costituiti da vero tessuto biologico prodotto artificialmente in laboratorio. Al momento, questa ricerca è finalizzata alla produzione di tessuti e organi da trapiantare in esseri umani che hanno subito incidenti, e si sta cercando anche di riprodurre sangue artificiale a partire da cellule staminali per lo stesso motivo. Anche qui, perciò, dimenticate i replicanti di Blade Runner.

Mutanti o mutati. “I mutanti sono delle creature (in genere umanoidi), che grazie a mutazioni del proprio DNA – incidentali o create appositamente in laboratorio – assumono, fin dalla nascita, delle caratteristiche diverse da quelle degli individui normali, o degli esseri viventi della medesima specie, generalmente conferendo loro abilità superiori, capacità atipiche per la specie a cui appartengono o facoltà al di sopra dell’ordinario.”
Stiamo parlando quindi di esseri viventi il cui corredo genetico è stato modificato per trasformarli e dar loro caratteristiche di salute o forza senza eguali, cosa che però ha prodotto anche deformazioni mostruose in questi individui.
Anche in questo caso si tratta di fantascienza; la ricerca scientifica va sempre di pari passo con le regole della bioetica, ed è perciò impossibile produrre risultati “mostruosi” come sono i mutanti.
In Cina, però, sono state condotti degli esperimenti di alterazione genetica su alcuni embrioni, nel tentativo di prevenire la beta-talassemia. Allo stesso modo, avvengono esperimenti di chimere tra maiale e uomo, per ottenere organi trapiantabili. Questo ci fa quindi pensare che, un giorno, la ricerca si spingerà “un po’ più oltre”, per dar vita a qualcosa di simile ai mutanti; nel frattempo, però, saranno sicuramente state create leggi ad hoc.
Al momento, gli unici esseri mutanti che conosciamo sono di finzione e sono i supereroi, che hanno subito un’alterazione genetica come ad esempio gli X-men. I mutati, invece, sono quelli esposti ad elementi che provocano l’alterazione genetica, come ad esempio Deadpool, che ha ottenuto i suoi poteri dopo essere stato coinvolto in un’esplosione.

 

Considerazioni sul film

Come il film che abbiamo recensito la scorsa settimana, ovvero Avatar, Alita: l’angelo della battaglia è un capolavoro di tecnologia, ed è visivamente soddisfacente e coinvolgente.
La protagonista risulta a tratti adorabile e letale, ed in entrambe le sue “versioni” lo spettatore è portato ad averla in simpatia e a tifare per lei.
Nonostante gli altri personaggi siano un po’ piatti, il film è incentrato su Alita, sul suo passato da recuperare e sul suo futuro da riscrivere; come già detto, risulta inutile anche la storia d’amore, così superficiale e non inerente alla trama da risultare quasi imbarazzante.
Per certi versi, Alita sembra il copia e incolla di altri film, come Ghost in the Shell, Blade Runner e Rollerball, per gli argomenti, l’impatto visivo e lo sport praticato nella pellicola, ovvero il Motorball.
Questo, però, non deve assolutamente scoraggiare chi ha intenzione di guardarlo; Alita risulta comunque un film davvero godibile, specialmente al cinema. Le sequenze d’azione sono emozionanti, anche a chi non piace il genere, e non risultano mai eccessive o noiose. I combattimenti di Alita tengono con il fiato sospeso, sia quelli in cui ha la meglio, che quelli nei quali fa più fatica. Nonostante la piattezza, i personaggi non sono banali, non parlano per frasi fatte, non dicono banalità o ovvietà; manca inoltre quella che ormai sembra l’onnipresente ed obbligatoria vena comica nei dialoghi dei personaggi, cosa che reputo positiva perché in una pellicola del genere dialoghi comici sarebbero sembrati fuori luogo.

Lo consiglio? Sì. All’inizio ero scettica, sembrava l’ennesimo film tutto tecnologia e niente arrosto. Ho deciso di guardarlo dopo essere venuta a conoscenza del coinvolgimento di Cameron per lo sviluppo della pellicola, reduce anche da un rewatch di Avatar per la scorsa recensione; il suo “tocco” si vede, partendo dagli occhi di Alita che lui stesso ha voluto così grandi per omaggiare le opere originali, fino ad arrivare al finale aperto che lascia spazio per dei sequel che, francamente, mi auguro arrivino presto.

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