di Jessica Andracchio

L’idea che la nostra vita sia una simulazione non è recente; nell’antichità, alcuni filosofi avevano ipotizzato che la realtà fosse un’illusione. Sull’argomento sono stati creati dibattiti, cartoni, film; basti pensare, ad esempio, a Matrix. Il primo a formulare una effettiva ipotesi e ad argomentarla, però, è stato Nick Bostrom, un filosofo svedese, con il suo trilemma denominato “ipotesi della simulazione”. In seguito, nel 2016, Elon Musk ha dato nuova rilevanza all’argomento, rispondendo alla domanda di un intervistatore dichiarando di credere nella teoria secondo la quale stiamo vivendo in una realtà simulata al computer.

L’idea che la nostra vita sia una specie di allucinazione collettiva o un’illusione è molto antica e presente nelle più svariate religioni e filosofie, sia quelle occidentali (con, ad esempio, Platone e Cartesio) che quelle orientali (ad esempio, con la filosofia dell’Advaita Vedānta).
Nelle scienze applicate, invece, quando parliamo di simulazione stiamo parlando di un modello di realtà creato ed impostato per studiare degli eventi e le loro implicazioni; ad esempio, un simulatore di volo consente di studiare il comportamento dell’aeromobile nei dettagli.
In questo caso, la simulazione di cui stiamo parlando è la nostra vita. Molti studiosi dei più disparati campi credono infatti che la realtà in cui viviamo non sia altro che un progetto al computer, creato da civiltà avanzate a livello tecnologico, siano esse civiltà future o addirittura extraterrestri.

Nel 2003, il filosofo svedese Nick Bostrom propose un trilemma conosciuto come “ipotesi della simulazione”. La sua tesi vedeva la nostra realtà come una simulazione creata da esseri intelligenti al di fuori di essa e, perciò, effettivamente reali.
Per dimostrare ciò, Bostrom si è avvalso della matematica e di tre affermazioni, che andremo ad elencare di seguito:

  1. Nessuna civiltà raggiungerà mai un livello di maturità tecnologica in grado di creare realtà

  2. Nessuna civiltà che abbia raggiunto uno status tecnologico sufficientemente avanzato produrrà una realtà simulata pur potendolo fare, per una qualsiasi ragione, come l’uso della potenza di calcolo per compiti diversi dalla simulazione virtuale, oppure per considerazioni di ordine etico (ritenendo, ad esempio, immorale l’utilizzo di soggetti tenuti “prigionieri” all’interno di realtà simulate).

  3. Tutti i soggetti con il nostro genere di esperienze stanno vivendo all’interno di una simulazione in atto.

Secondo il filosofo, almeno una delle affermazioni che abbiamo appena elencato è probabilmente vera, determinando il seguente teorema: “Se si pensa che gli argomenti (1) e (2) siano entrambi probabilisticamente falsi, si dovrebbe allora accettare come assai probabile l’argomento (3).

In parole povere, il trilemma di Bostrom afferma che la civiltà che lui chiama “post-umana”, ad indicare l’elevato livello di avanzamento tecnologico, creerà simulazioni dei suoi antenati indistinguibili dalla realtà; a meno che i nostri discendenti non si estinguano prima di riuscire nell’impresa o non si facciano scrupoli a livello etico.
Visto il costante avanzamento tecnologico che stiamo sperimentando in questi anni, è praticamente impossibile che non si riesca ad arrivare al livello descritto da Bostrom; è, quindi, quasi ovvio che riusciremo a creare simulazioni quasi indistinguibili dalla realtà. Ne consegue che, ad oggi, è possibile che proprio noi stiamo vivendo all’interno di una simulazione creata dalla civiltà post-umana.

Il dibattito è stato ripreso negli ultimi tempi con la seguente affermazione di Elon Musk: “C’è una probabilità su un miliardo che la realtà nella quale viviamo non sia una simulazione.”
Elon Musk è un imprenditore e inventore sudafricano, fondatore di SpaceX, Tesla Motors, The Boring Company e il più conosciuto PayPal.

mind_virtual_manologMusk ha affermato quanto detto in precedenza in seguito ad una domanda del pubblico. Ha spiegato che la tesi più convincente a favore dell’idea che stiamo vivendo in una simulazione è l’essere passati dal Pong alle simulazioni fotorealistiche in soli 40 anni di tecnologia. Se da due rettangoli e un punto si è arrivati alla realtà virtuale, presto avremo anche simulazioni di realtà aumentata e saremo incapaci di distinguere tra queste ultime e la realtà in cui viviamo.
L’imprenditore crede fermamente nella terza affermazione di Bostrom, ovvero “Tutti i soggetti con il nostro genere di esperienze stanno vivendo all’interno di una simulazione in atto”. Spiega che anche se il ritmo del nostro progresso tecnologico dovesse diminuire drasticamente, andando avanti di 10.000 anni nel futuro questo ipotetico regresso non rappresenterebbe nulla sulla scala evolutiva. Afferma che siamo sulla strada giusta per ottenere dei videogiochi che siano indistinguibili dalla realtà, che potranno essere giocati da tutti.
Musk ritiene che credere nella teoria della simulazione sia l’unica cosa giusta da fare, in quanto l’alternativa sarebbe molto triste. Se non fossimo in una simulazione, infatti, significherebbe che le civiltà ad un certo punto abbiano smesso di evolversi, o che una terribile calamità abbia colpito il nostro pianeta.
A Musk sembra quindi ovvio che le possibilità che la nostra sia la vera realtà siano davvero bassissime; “C’è qualcosa di sbagliato?”, chiede quindi l’imprenditore. “C’è qualche buco logico in questo ragionamento?”

Ebbene, parrebbe proprio di sì. In seguito al boom delle teorie sulle simulazioni riportate in auge da Musk, sono stati condotti degli studi di fisica teorica concentrati proprio su questo argomento. Gli scienziati della Oxford University hanno pubblicato sullo Scientific Advances uno studio che proverebbe l’opposto di ciò che sostiene Musk: non siamo in una simulazione. Il motivo è semplice: nell’universo conosciuto non esistono abbastanza particelle che possano sostenere la potenza necessaria ad una simulazione di questa portata.
Zohar Ringel e Dmitry L. Kovrizhin, gli studiosi che hanno condotto la ricerca, si sono avvalsi della tecnica ad algoritmi nota come “simulazione di Monte Carlo” per indagare sul fenomeno conosciuto col nome di “conducibilità termica di Hall”, visibile solo tramite sistemi con elevati campi magnetici e basse temperature. Il risultato? La simulazione al computer di questo fenomeno non è stata in grado di concepire un sistema con anomalie gravitazionali. Il numero di particelle richieste aumentava, e i ricercatori hanno scoperto che aumentava in modo esponenziale anche la difficoltà della simulazione. Per ogni singola nuova particella, quindi, sarebbe servito il doppio di tutto: potenza di calcolo, processori, memoria, soldi; in breve, per riprodurre una realtà come la nostra servirebbero più atomi di quanti ne esistono effettivamente. Se ne conclude dunque che l’ipotesi che la nostra realtà sia basata su micro elementi che la “proiettano”, come in un videogioco, non possa essere quella giusta.
Questa conclusione, però, non tiene in conto due fattori: il primo è che le leggi fisiche che regolano la “vera” realtà, ovvero quella che ha creato la nostra realtà fittizia, potrebbero essere differenti dalle nostre. La seconda è che l’impossibilità di concepire un sistema con anomalie gravitazionali come l’effetto Hall vale se si utilizzano i “nostri” computer e non, per ipotesi, computer quantistici. Questi ultimi potrebbero essere disponibili nella “vera” realtà, e la simulazione potrebbe essere quindi possibile.

In breve, purtroppo o per fortuna non esiste ancora una risposta certa al quesito che, da millenni, ispira filosofi, scienziati, storici e persone comuni. Possiamo, però, ricavare qualcosa di positivo sia dalla teoria della simulazione, sia da chi la nega. Per quanto riguarda la prima, è rassicurante sapere che, in ogni caso, lo sviluppo tecnologico andrà avanti finché esisterà l’umanità; se la teoria della simulazione, invece, non dovesse essere vera, dovremo comunque continuare a chiederci: se non ci hanno creati i nostri discendenti con un computer, qual è l’intelligenza superiore alternativa che lo ha fatto?


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