Le tecnologie moderne sono molto più avanzate di quelle del passato… in linea teorica. Se così fosse, gli antichi ingegneri non avrebbero saputo, ad esempio, come costruire con precisione millimetrica meraviglie architettoniche come le piramidi. Andiamo a scoprire alcune delle più antiche tecnologie, molte delle quali confondono tutt’ora molti studiosi.


 

Il fuoco greco. Intorno al VII secolo D.C. era una delle armi più temute e veniva utilizzato con un prototipo di quello che possiamo definire solo come lanciafiamme. Lo si usava soprattutto nelle battaglie navali e aveva un potere distruttivo immenso; l’acqua non poteva spegnerlo, e la sabbia gli dava ancora più gittata. Quest’arma è stata inventata dai bizantini, utilizzando elementi che probabilmente conosciamo tutti: nafta, ossido di calcio, zolfo e resina di pino.
Ancora oggi non conosciamo con esattezza il modo in cui questi elementi devono essere mischiati per ricreare questa potente arma.

La macchina di Anticitera. Gli antichi greci, logicamente, non avevano il computer, o almeno non quello che abbiamo noi a casa. Eppure, questo meccanismo molto avanzato per l’epoca va molto vicino ai nostri moderni computer; realizzato con 37 ingranaggi di bronzo simili a quelli degli orologi, serviva per fare calcoli astronomici, metereologici e misurazioni cartografiche. Risale al 100 A.C. e poteva, tra le altre cose, calcolare i movimenti dei corpi celesti, determinare le date di molteplici eventi astronomici (tra i quali le eclissi solari) e misurare la forza dei venti sul mare. Poteva persino misurare l’orbita della luna intorno alla Terra.

Il sismoscopio di Zhang Heng. Nel 132 D.C. lo scienziato ed inventore cinese Zhang Heng realizzò il primo sismografo della storia; era uno strumento in grado di misurare i terremoti con una precisione che fa invidia agli strumenti moderni. Era fatto di bronzo e somigliava ad un vaso rovesciato, con dei draghi e delle rane stilizzati come decorazioni. Questi non erano, però, inseriti solo per bellezza; dentro il vaso c’era un pendolo, che cominciava ad oscillare alla minima scossa sismica, anche se impercettibile dall’uomo e a centinaia di km di distanza. Questo movimento faceva uscire una pallina di bronzo dalla bocca del dragone decorativo, che cadeva nella bocca della rana subito sotto. Anche il meccanismo preciso di questo sismoscopio antichissimo restano un mistero al giorno d’oggi; gli studiosi non sono neppure riusciti a replicare lo strumento.

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Il disco di Festo. Nel 1908 una spedizione archeologica italiana scoprì nel sud di Creta le rovine di un antico palazzo vicino alla città di Festo. Luigi Pernier, il capo archeologo, riportò alla luce un misterioso disco d’argilla ricoperto di geroglifici e caratteri ignoti di una lingua sconosciuta. Ad oggi, gli studiosi non sono riusciti a decifrare questa nuova lingua, in quanto questo disco risulta l’unico esempio di questo tipo di geroglifici e quelli presenti su di esso sono troppo pochi per fare un’ipotesi. Non si conosce neppure il funzionamento di questo disco; tuttavia, quello che più fa restare di stucco, è che i geroglifici non sono stati incisi a mano, bensì con degli stampi speciali, forse in uso in quella zona sin da tempi molto remoti… quasi come se ci fosse stata una sorta di fabbrica.

La batteria di Baghdad. Duemila anni fa le batterie non esistevano, giusto? Non del tutto; quella che sembra proprio essere la prima batteria della storia venne rinvenuta a Baghdad nel 1936 e si pensa che risalga al II secolo D.C. Si tratta di una giara di argilla ovale alta circa 13 cm, con all’interno un rivestimento di rame, una barra di ferro e pezzi di bitume. Quest’ultimo veniva usato per sigillare i bordi superiori e inferiori della giara, e all’interno veniva versato un liquido, probabilmente aceto o vino. Questo vaso conduceva elettricità duemila anni prima che Alessandro Volta presentasse al mondo la prima versione della pila elettrica.

 Il megalito di Masuda. Si tratta di una struttura di granito con la forma di una nave, un masso di 800 tonnellate grande quanto un autobus. Si trova in cima ad una collina e ha due grossi fori scavati sul dorso; è situato ad Asuka, in Giappone, e risale al 250 D.C. circa. Questo megalito veniva usato come osservatorio astronomico dagli antichi, ma gli esperti non sono ancora del tutto sicuri del funzionamento.

Le opere cementizie dei romani. Gli edifici moderni impallidiscono davanti a quelli degli antichi romani. Il cemento veniva usato dai romani già attorno al III secolo A.C. e verrà usato per altri 700 anni; i romani presero in prestito la tecnica da greci, etruschi e altri popoli locali, ma solo loro lo usarono al massimo delle sue potenzialità. Il loro segreto era quello di mescolare rocce vulcaniche al cemento; non si sa, però, quale sia la ricetta precisa che veniva utilizzata, né i mezzi impiegati allo scopo.

Il disco di Sabu. Nel 1936 l’egittologo Walter Bryan Emery trovò un disco mentre effettuava degli scavi nella camera sepolcrale di un principe di nome Sabu. Il disco era piatto e fatto di pietra, contornato da strane lame e con un foro al centro. Aveva un diametro di circa 60 cm e ricordava un grosso volante per automobili. Gli antichi egizi erano maestri nell’uso dello scalpello per lavorare la pietra, ma un oggetto così elaborato e dalla forma così precisa richiedeva tecnologie e abilità molto più avanzate. Anche in questo caso, gli esperti brancolano nel buio a riguardo, ma credono non si tratti né di un oggetto cerimoniale né di un utensile per lavorare.

La lente di Nimrud. Questa lente venne ritrovata nel 1853 durante una campagna di scavi a Nimrud, l’antica capitale degli Assiri. La si conosce anche con il nome di Lente di Layard, in onore dell’archeologo che la scoprì. L’oggetto risale al 730 A.C. circa ed è composto di cristalli naturali, con una forma ovale. Una teoria afferma che l’oggetto servisse come lente di ingrandimento per scoprire i bassorilievi o per accendere i fuochi. Un’altra ipotesi è quella che gli Assiri usassero quella lente come parte di un primitivo telescopio, che spiegherebbe in parte le loro avanzate conoscenze astronomiche.

La pietra del Sud. Un altro incredibile monolite in pietra si trova a Baalbek, nell’odierno Libano. È più lunga di 22 metri, larga 5 metri e alta 4,5 metri. Pesa circa 1.000 tonnellate, cosa che la rende una delle più imponenti sculture mai create dall’uomo. Per realizzare un simile colosso non sarà bastato certo uno scalpello; inoltre, a dieci minuti di cammino si trova il tempio romano di Heliopolis, al cui interno erano posizionati altri monoliti più piccoli ma incredibilmente imponenti. Per spostare quelle pietre sarebbe servito il lavoro di 60.000 persone, cosa che porta gli esperti ad ipotizzare l’utilizzo di tecnologie antiche per il trasporto dei materiali.

La storia della tecnologia è molto più lunga e complessa di quanto possiamo immaginare, e comincia molto prima dell’avvento dei computer, delle macchine e di tutti gli oggetti tecnologici che siamo abituati ad utilizzare. Vi sorprendereste nello scoprire che la maggior parte della nostra tecnologia ha dei prototipi molto antichi da ricercare nella storia di millenni di anni fa; sostanzialmente, gli studiosi, gli scienziati e i ricercatori oggi studiano e creano versioni avanzate di tecnologie che, nel corso del tempo, con le varie rivoluzioni ed eventi storici, sono state dimenticate.
Chissà, magari la prossima tecnologia che ci cambierà la vita è già stata inventata secoli fa da qualche popolazione dimenticata…

 

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