di Jessica Andracchio

 

La tecnologia fa bene alla salute mentale

I videogames insegnano la violenza, i cellulari ci fanno isolare, i social network creano dipendenza. Questi sono solo alcuni dei luoghi comuni che vedono la tecnologia come la nemica assoluta del benessere mentale; tuttavia, gli effetti positivi che videogiochi, applicazioni e cellulari hanno sulla nostra salute sono innegabili. Andiamo a scoprire alcuni dei benefici che la tecnologia può apportare alla nostra mente.


 

I problemi e le malattie mentali colpiscono centinaia di milioni di persone in tutto il mondo; secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa 300 milioni di individui soffrono di depressione e altri 260 milioni soffrono di disturbi d’ansia. Mentre i ricercatori non hanno sviluppato alcun farmaco rivoluzionario per la salute mentale in quasi tre decenni, le innovazioni tecnologiche stanno aiutando alcuni pazienti a connettersi (e, in questo caso, in senso “tecnologico” e non) con un terapeuta, a ricevere diagnosi corrette, a monitorare i loro stati d’animo, a gestire o alleviare i sintomi e ad ottenere trattamenti appropriati.

 

C’è un’app per tutto. Lo slogan “C’è un’app per tutto” è ora vero anche per il complesso mondo delle cure per la salute mentale; ci sono migliaia di applicazioni disponibili, basta solo trovare quella giusta per noi. Alcune app sono rivolte agli utenti con malattie mentali specifiche, come ansia, schizofrenia o depressione, e sono progettate per alleviare e gestire i sintomi, tenere traccia degli stati d’animo e dei pensieri o aiutare le persone ad attenersi scrupolosamente ai trattamenti (ricordarsi di prendere le medicine o di presentarsi agli appuntamenti, ad esempio). Altre applicazioni mirano a migliorare le capacità di memoria, le capacità di affrontare le situazioni e pensare schematicamente o la gestione dello stress attraverso meditazione o discorsi ispirati e stimolanti.
Esistono anche app per il disturbo post traumatico da stress (PTSD), per i disturbi alimentari e per le dipendenze. E l’elenco è molto più lungo.

 

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Le app per la salute mentale offrono numerosi vantaggi, tra i quali l’economicità e l’anonimato sono i più evidenti.
È bene però ricordare che, secondo il National Institute of Mental Health (NIMH), l’utilizzo di queste app non va sostituito alla terapia vera e propria; si tratta comunque di un supporto al trattamento professionale. Molte di queste app, inoltre, non sono supportate da ricerche o studi clinici o sottoposte a revisione, in parte proprio perché lo sviluppo tecnologico si muove più velocemente dei test scientifici tradizionali.
Anche la riservatezza rappresenta un grosso problema, poiché molte di queste app non aderiscono alle linee guida standard sulla privacy che invece sono tenute a rispettare le istituzioni dell’assistenza sanitaria.

Tuttavia, alcuni studi preliminari hanno dimostrato che queste applicazioni possono apportare effettivi miglioramenti ai pazienti. Se si prende in considerazione l’idea di scaricare un’applicazione che possa aiutarci a gestire la nostra salute mentale, sarebbe bene mostrarla al proprio terapeuta. Un’altra cosa da fare è controllare le credenziali dello sviluppatore dell’app prima di scaricarla: le più affidabili sono in genere affiliate con istituti di ricerca accademici o agenzie governative. Bisogna inoltre sceglierne una con un’interfaccia intuitiva; sarà più facile tenerla sotto controllo ed imparare ad usarla, di modo da poter effettivamente trarne beneficio.

Un altro lato positivo delle applicazioni di questo genere è la comodità e l’immediatezza.
Con una carenza di professionisti della salute mentale diffusa in tutto il mondo, la terapia online o mobile sembra essere una buona soluzione per i potenziali pazienti che non riescono a trovare un terapeuta disponibile nella loro zona. È anche promettente per coloro che semplicemente non hanno il tempo o le risorse per gli appuntamenti di persona, hanno paura dei pregiudizi o non riescono ad uscire di casa proprio a causa di disturbi mentali.
Alcuni servizi o piattaforme consentono agli utenti di connettersi con i terapisti tramite chiamate o videochiamate su un computer o un telefono, mentre altri sono basati sui messaggi di testo e consentono ai pazienti di inviare messaggi illimitati tramite i loro telefoni, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a un costo mensile fisso.

Prevenzione. Mentre alcune app per la salute mentale sono progettate per il raggiungimento di risultati (umore migliorato, ansia ridotta), i ricercatori stanno anche lavorando per sfruttare la tecnologia mobile di modo da rilevare tendenze suicide, episodi maniacali o episodi depressivi prima che si manifestino.
Uno di questi ricercatori è il Dr. Thomas Insel, psichiatra ed ex capo del NIMH. Dopo una breve esperienza con Verily, l’unità di scienze della vita di Alphabet (la società madre di Google), Insel ha lasciato il gigante della tecnologia per co-fondare una start-up chiamata Mindstrong. Entrambe le organizzazioni, ha detto a CNBC, stanno lavorando ad app che monitorano l’utilizzo dello smartphone dei loro utenti, logicamente con il permesso di questi ultimi.
Ad esempio, se un utente inizia a digitare più rapidamente del normale, la sua sintassi cambia o si concede più shopping online del solito, potrebbe essere un indicatore del fatto che stia avendo un episodio maniacale. Se non risponde ai messaggi di familiari e amici, viene presa in considerazione la depressione.
Questa raccolta di dati potrebbe creare ciò che Insel chiama un “fenotipo digitale”, che potrebbe essere descritto come una mappa personalizzata della salute mentale. Ciò potrebbe aiutare gli utenti e i loro cari ad attenuare o prevedere eventuali crisi attraverso il trattamento preventivo.

 

Realtà Virtuale. Oltre a trattare la PTSD con farmaci, terapia ed esercizio fisico, alcuni medici usano una tecnica chiamata terapia dell’esposizione, progettata per aiutare i pazienti a rivivere i fenomeni correlati al trauma in un ambiente controllato e sicuro, come uno studio medico. Questo aiuta i pazienti ad abituarsi ai ricordi di modo che questi non scatenino più flashback e ansia. Gli scienziati hanno testato la realtà virtuale come strumento per la terapia dell’esposizione negli studi clinici negli Stati Uniti, e molti di essi sono ora abilitati all’utilizzo di questa tecnica come strumento per la cura dei pazienti.

Le cuffie utilizzate riportano i pazienti indietro nel tempo usando una combinazione di immagini e suoni. Mentre indossano le cuffie, i soggetti discutono delle esperienze passate con i terapisti fino a quando non diventano desensibilizzati ai fattori scatenanti che causano le loro patologie.

Nel frattempo, inoltre, ricercatori come Sarah Fineberg stanno usando giochi per computer e VR per capire i sentimenti di rifiuto sociale nelle persone con disturbo borderline di personalità (BPD), una condizione complicata in cui i pazienti hanno difficoltà a gestire le emozioni, hanno una percezione distorta di sé, e sono inclini a sbalzi d’umore estremi, specialmente verso le persone che hanno accanto.

Screening. Google ha recentemente collaborato con la National Alliance on Mental Illness (NAMI), un gruppo nazionale di difesa della salute mentale, per creare un questionario di screening della salute mentale ai residenti negli Stati Uniti che cercano parole chiave come “depressione” sui loro telefoni cellulari.
Il risultato principale che queste persone ottengono quando fanno queste ricerche su Google è un riquadro chiamato “pannello della conoscenza”, che contiene informazioni sulla depressione, i suoi sintomi e i potenziali trattamenti. Per fare uno screening, dovranno fare clic sull’opzione “Controlla se sei clinicamente depresso” e rispondere a un quiz di autovalutazione confidenziale e supportato dal punto di vista medico.

Internet non dev’essere per forza nemico della nostra salute mentale; il trucco sta nel saperlo utilizzare a nostro vantaggio. Le malattie mentali possono colpire chiunque e, se spesso i nostri cari possono non accorgersene, abbiamo almeno la certezza di poter trovare aiuto e informazioni utili sul web, per cominciare un percorso di guarigione.

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