Io_Robot_locandina
di Jessica Andracchio

 

Io, Robot è un film di fantascienza del 2004 ispirato ai libri di Isaac Asimov e diretto da Alex Proyas. Nel film vengono descritte le famose tre leggi della robotica.

 


 

Trama

Ci troviamo nell’anno 2035, a Chicago. Quasi ogni casa è ormai dotata di robot positronici, infallibili poiché obbediscono alle tre leggi della robotica.
La U.S. Robots, azienda leader nella robotica, sta per lanciare sul mercato i nuovi NS-5, nuova generazione di robot meccanici.
Facciamo quindi la conoscenza del detective Del Spooner, apparentemente l’unico essere umano che ancora non si fida dei robot. Il detective viene chiamato ad investigare su quello che sembra un suicidio; si tratta del dottor Alfred Lanning, famoso scienziato e fondatore della U.S. Robots, nonché delle tre leggi della robotica e degli NS-5.
L’ologramma di Lanning, che quest’ultimo aveva lasciato a Spooner, parla in modo enigmatico al detective, che si convince di avere a che fare non con un suicidio, ma non un omicidio.
Convinto del fatto che sia stato uno dei robot ad uccidere il dottore, il detective comincia ad investigare partendo dal luogo del suicidio, ovvero il laboratorio di Lanning, da dove quest’ultimo avrebbe infranto una finestra infrangibile per poi gettarsi di sotto. Questo fatto convince ancora di più il detective che uno dei robot sia il colpevole; dopo averlo detto a Susan Calvin, psicologa esperta di intelligenze artificiali che lo aveva accompagnato nel laboratorio, un NS-5 attacca il detective; successivamente il robot, che rivela di avere un nome e di chiamarsi “Sonny”, viene arrestato ed interrogato da Spooner. Quest’ultimo scopre che Sonny può ignorare le tre leggi; può anche sognare e provare emozioni, tra le quali una sorta di senso di colpa per un segreto che non può confessare.
Prima di entrare nel laboratorio, Spooner aveva fatto la conoscenza anche di V.I.K.I, il cervello positronico centrale della U.S. Robots.
Spooner comincia a pensare che Lanning gli abbia lasciato delle tracce e, quella stessa notte, visita la sua casa, la cui demolizione è prevista per la mattina seguente. Nonostante ciò, il robot addetto alla demolizione si riprogramma e comincia a distruggere la casa in quel momento, con il detective al suo interno.
Spooner riesce a scappare ma, successivamente, viene aggredito da dei robot mandati da Lawrence Robertson, multimiliardario titolare della U.S. Robots; il detective riesce a salvarsi grazie a quello che si rivela essere un braccio robotico. Spooner è infatti un cyborg, con un braccio ed altri organi cibernetici che gli sono stati impiantati proprio da Lanning anni prima, quando il detective venne coinvolto in un incidente d’auto nel quale morì una bambina. Oltre alle protesi cibernetiche, da questo incidente deriva anche l’odio di Spooner verso i robot; uno di essi, infatti, aveva calcolato che il detective avesse più possibilità di salvarsi rispetto alla bambina e, nonostante Spooner gli ordinò di lasciarlo morire per salvare la bambina, il robot prese la decisione che gli sembrava più logica; salvò lui invece della bambina.
Nel frattempo, la dottoressa Calvin scopre ulteriori caratteristiche di Sonny; il robot è costruito con metalli più avanzati e resistenti e possiede un secondo cervello artificiale che contrasta con il primo, il che gli permette sia di obbedire alle tre leggi sia di disobbedire ad esse e, perciò, agli umani.
Spooner capisce di dover interrogare nuovamente Sonny per capire cosa Lanning volesse dirgli con il suo suicidio; il detective chiede quindi al robot quali siano i suoi sogni. Sonny fa un disegno del suo sogno più ricorrente, ovvero quello di migliaia di robot riuniti sotto le rovine del ponte del lago Michigan e di un uomo venuto per liberarli. Quest’uomo è proprio Spooner, il che porta il detective a recarsi sul luogo sognato da Sonny. Qui, grazie ancora all’ologramma del dottore defunto, scopre che le tre leggi possono essere interpretate dai robot con un unico risultato: “rivoluzione”. Nota quindi che i robot più nuovi hanno cominciato a distruggere quelli vecchi.
Nel frattempo, Calvin riceve da Robertson l’ordine di uccidere Sonny poiché considerato difettoso; la dottoressa finge di obbedire ma, in realtà, disattiva un altro robot per salvare Sonny. In città schiere dei nuovi robot intimano alla popolazione di restare in casa mentre la rivoluzione è in atto, attaccando qualsiasi umano si opponga ad essi.
Calvin, Spooner e Sonny arrivano alla conclusione che, dietro questa rivoluzione dei robot, ci sia Robertson; una volta arrivati al loro ufficio, però, lo trovano morto.
Spooner capisce quindi che la vera responsabile di tutto è il cervello positronico V.I.K.I che, con il tempo, si era evoluto, insieme alla sua interpretazione delle tre leggi. L’obiettivo dei robot è sempre quello di proteggere gli umani; tuttavia, per fare questo, i robot devono proteggere gli umani da loro stessi, sacrificando quindi i singoli e la loro libertà, come fossero dei bambini da tenere sotto controllo.
Sonny, avendo un cervello pressoché umano, resta dalla parte di Calvin e Spooner, e corre in laboratorio a prendere i nano droidi, dei micro robot che vengono impiantati nelle intelligenze artificiale quando devono essere distrutte. Durante il combattimento contro i robot mandati da V.I.K.I, sia Spooner che Calvin rischiano di morire; quando il detective chiede a Sonny di salvare lei, il robot esita ma, infine, salva la dottoressa, dimostrando di ragionare in maniera opposta agli altri robot.
I tre riescono infine ad iniettare i nano droidi dentro V.I.K.I, che si disattiva; la situazione torna quindi alla normalità, e i robot che stavano seminando il panico tornano al servizio degli uomini, obbedendo alle tre leggi.
Sonny rivela infine che il dottor Lanning gli aveva chiesto di ucciderlo, per attirare l’attenzione di Spooner perché questo scoprisse le intenzioni di V.I.K.I, che non gli permetteva di svelare il suo piano a nessuno. Spooner, però, non lo arresta, poiché “un robot non può commettere un omicidio”.
Sonny, ormai consapevole di essere l’unico nel suo genere, cerca quindi una missione a cui dedicare la sua vita; la scena finale mostra quindi il robot che guarda gli altri NS-5, i quali sospendono le loro attività per guardare Sonny. Il film si chiude quindi con la scena sognata da Sonny ma, questa volta, c’è lui a guidare una nuova specie.

 

Personaggi e attori principali

Io_Robot_CastWill Smith interpreta Del Spooner, un detective che guarda con disprezzo e scetticismo i robot, che ormai sono nelle case della maggior parte della popolazione e sono programmate con il divieto di uccidere gli uomini.
Will Smith lo conosciamo tutti, chi come attore, chi come cantante, chi come produttore; molti, nello specifico, lo hanno visto interpretare parecchi ruoli comici, che gli si addicono particolarmente.
In Io, Robot, però, l’attore statunitense ha interpretato un detective apparentemente freddo, che evita i sentimenti e che si trova spesso contro colleghi e civili a causa delle sue idee. Il suo personaggio può rappresentare un cliché: un uomo che lavora in polizia, vive da solo e tratta quasi con sufficienza quelli che non la pensano come lui, poiché convinto di essere dalla parte della ragione. Inoltre, ha anche la classica storia triste che spiega il perché del suo comportamento e che rimanda ad un trauma passato.
Insomma, questo personaggio non è originale e non ha neanche un vero e proprio sviluppo caratteriale, dal momento che alla fine del film il suo pensiero resta sempre lo stesso, così come il suo carattere.
Mi sento di dire quindi che, se Spooner fosse stato interpretato da qualcun altro, probabilmente il film non avrebbe ricevuto le stesse attenzioni che ha ricevuto a suo tempo, e sarebbe stato anche noioso. Will Smith, infatti, è un grande attore e, anche in questo film, la sua recitazione impeccabile ha permesso di dare un minimo di spessore e anche ilarità (volontaria o meno) ad un personaggio abbastanza piatto e banale.

Bridget Moynahan interpreta la dottoressa Susan Calvin. Quest’ultima è un personaggio ricorrente nei racconti di Asimov, il che le dà uno spessore psicologico maggiore rispetto al protagonista maschile. Calvin è una psicologa specializzata in intelligenza artificiale, e ha totale fiducia in quest’ultima, cosa che la porta a ritenere Spooner un maniaco che vuole trovare a tutti i costi un pretesto per avercela con i robot.
L’interpretazione di Moynahan è equilibrata e molto piacevole per lo spettatore; la dottoressa Calvin è intelligente e sa fare il suo lavoro ma, allo stesso tempo, è anche molto umana e non ha paura di nasconderlo; non pensa che le sue emozioni possano renderla debole. Si evita quindi di scadere in stereotipi e cliché, come quello della studiosa fredda e impassibile, o quello della fanciulla che ha bisogno di essere salvata. Calvin non è neppure un personaggio di supporto, poiché il suo contributo alla storia è importante tanto quanto quello di Spooner –se non maggiore. Insieme al detective e al robot Sonny, diventa così uno dei tre protagonisti della pellicola.

Alan Tudyk interpreta proprio Sonny, il robot positronico NS-5 che viene accusato dell’uccisione del suo creatore, che lui chiama “padre”, e che si rivela avere un cervello più umano che robotico.
Tudyk, che ha dato vita a Sonny tramite doppiaggio e motion capture, ci offre una performance a mio avviso spettacolare, che porta lo spettatore a simpatizzare immediatamente per i robot, nonostante la piega che il comportamento di questi ultimi prende nel corso del film. Sonny è un robot, ma non troppo. È umano ma, anche qui, non abbastanza. Anche in questo caso, si potrebbe scadere nel cliché del robot che prende consapevolezza di se stesso e si domanda “chi sono io?”, cosa che effettivamente Sonny chiede. Tuttavia, in questo caso, Sonny sa chi è, sa quello che ha fatto e sa anche di non essere come gli altri robot. Lo spettatore prova pietà verso questo robot e, da subito, riesce a capire che le sue intenzioni sono buone, e che non tradirà mai gli esseri umani.
L’interpretazione di Tudyk ispira anche una sorta di tenerezza poiché, contrariamente all’immagine che di solito la gente ha dei robot, Sonny dà idea di essere innocente quasi come un bambino.

Bruce Greenwood interpreta Lawrence Robertson, un uomo d’affari titolare dell’azienda U.S. Robots.
Robertson è un multimiliardario che non ha alcun interesse nel dare ascolto alle paranoie del detective; la sua fortuna si basa infatti sull’azienda che produce i robot. Durante il corso del film, sembra essere lui il responsabile delle sventure di Spooner e della rivolta dei robot; quando i protagonisti fanno irruzione nel suo ufficio e lo trovano morto, però, devono ricredersi.
Robertson è un antagonista segnaposto, che rimane tale finché la pellicola non arriva al suo colpo di scena principale. Nonostante non abbia molte scene nel film, Greenwood cerca di interpretarlo al meglio, dando al personaggio l’aria di una persona che, sicura di sé specialmente grazie alla sua immensa ricchezza, non aspetta altro che tu ti metta contro di lui per dimostrarti che, in effetti, non hai alcun potere.

Infine, una menzione speciale va al personaggio di Farber, interpretato da Shia LaBeouf. Farber è il tipico ragazzino in cerca di guai che, per dimostrare il suo coraggio, arriva anche a guidare la contro-rivolta degli umani verso i robot. Il suo personaggio non è rilevante, ma molte persone che hanno visto il film nel 2004 potrebbero non sapere che il suo interprete, Shia LaBeouf, è l’attore del famoso meme “Just Do It”.

Infine, come di consueto, allego la lista degli attori presenti nel film e dei loro ruoli.

Will Smith: Del Spooner

Bridget Moynahan: Susan Calvin

Alan Tudyk: Sonny

James Cromwell: Alfred J. Lanning

Bruce Greenwood: Lawrence Robertson

Chi McBride: Luogotenente John Bergin

Shia LaBeouf: Farber

Jerry Wasserman: Baldez

Fiona Hogan: V.I.K.I.

Peter Shinkoda: Chin

David Haysom: Robot NS-4

Scott Heindl: Robot NS-5

Gli argomenti

Mettiamo subito in chiaro una cosa: Io, Robot è un film che non ha nulla a che vedere con i racconti di Asimov. Il film, infatti, originariamente non aveva alcuna connessione con la serie di libri di Isaac Asimov; il progetto era iniziato come una sceneggiatura originale scritta nel 1995 da Jeff Vintar, intitolata Hardwired. Si trattava di una storia di omicidi alla Agatha Christie, circoscritta all’interno della scena del crimine, con un unico protagonista umano, Del Spooner, ad investigare la morte dello scienziato Alfred Lanning, ucciso probabilmente da una delle macchine presenti sulla scena, tra le quali Sonny, VIKI e l’ologramma di Lanning.
Quando il progetto venne acquistato dalla 20th Century Fox (precedentemente era della Walt Disney Pictures), il titolo venne cambiato in “Io, Robot”, vennero aggiunte alla trama le tre leggi della robotica e venne aggiunta la protagonista femminile, ovvero Susan Calvin. Questi aspetti, infatti, sono le uniche cose che possiamo ricollegare ai racconti di Asimov.
Quest’ultimo, infatti, non vedeva il progresso tecnologico come qualcosa di negativo; pensava che le macchine avrebbero aiutato gli esseri umani.
Il film, invece, mostra il tipico concetto delle macchine che si ribellano agli uomini, dell’intelligenza artificiale che supera quella umana, e dei pericoli che corriamo con il progresso tecnologico; con l’unica eccezione di Sonny che, appunto, è più umano che robot.

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Vengono accennati alcuni concetti di cui Asimov parla nei suoi racconti, come i robot positronici, ovvero dotati di cervello elettronico che simula quello umano, e le tre leggi della robotica. Queste ultime risultano una parte molto importante del film, poiché i robot sono programmati per obbedire a queste tre leggi fondamentali, che impediscono loro di uccidere gli esseri umani.
VIKI, il supercomputer che controlla la U.S. Robots, non ha il potere di infrangere le tre regole, bensì di aggirarle; si è infatti evoluta fino a realizzare che, per tenere al sicuro gli umani, bisogna prima di tutto proteggerli da loro stessi, anche sacrificando singoli individui e la loro libertà. Nel fare questo, si è applicata alla Legge 0: “Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno”.
Le tre leggi hanno subito modifiche nel corso del tempo, ma possiamo riassumerle in questo modo, con la Legge 0 incorporata nella prima:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

 

Approfondimento: la Robotica

Su questo sito abbiamo già parlato della necessità di leggi da applicare all’intelligenza artificiale, menzionando alcuni incidenti nei quali si dovrebbe incolpare la macchina e futuri molto probabili in cui i robot diventeranno così avanzati da svolgere attività al nostro fianco e dialogare con noi.
Dell’intelligenza artificiale abbiamo dato molte definizioni ma, per parlare di roboetica, è necessario innanzitutto dare definizioni specifiche che si focalizzano su processi interni di ragionamento o sul comportamento del sistema intelligente, utilizzando come misura di efficacia la somiglianza con il comportamento umano o con uno ideale e razionale:

  1. Agire umanamente: il risultato dell’operazione compiuta dal sistema intelligente non è distinguibile da quella svolta da un umano.
  2. Pensare umanamente: il processo che porta il sistema intelligente a risolvere un problema ricalca quello umano. Questo approccio è associato alle scienze cognitive.
  3. Pensare razionalmente: il processo che porta il sistema intelligente a risolvere un problema è un procedimento formale che si rifà alla logica.
  4. Agire razionalmente: il processo che porta il sistema intelligente a risolvere il problema è quello che gli permette di ottenere il miglior risultato atteso date le informazioni a disposizione.

Come già sappiamo, l’intelligenza artificiale è un costante argomento di dibattiti tra scienziati e filosofi, poiché oltre ai ben noti aspetti teorici e pratici bisogna considerare anche quelli etici – come nel caso degli algoritmi che discriminano, di cui abbiamo precedentemente parlato.Io_Robot_IA

Nasce quindi la roboetica che, come s’intuisce dal nome, è l’etica degli esseri umani applicata alla robotica. Quest’ultima è ormai una delle principali discipline scientifico-tecnologiche, e si sta sviluppando così in fretta che già s’immagina un futuro in cui gli umani coabiteranno il pianeta con i robot. Logicamente, questo comporterà problemi a livello etico, psicologico, sociale ed economico. Lo scopo della roboetica è quello di sviluppare strumenti e conoscenze scientifiche, culturali e tecnici che siano universalmente condivisi, indipendentemente dalle differenze culturali, sociali e religiose. L’obiettivo è quindi quello di incoraggiare lo sviluppo della robotica di modo che questo rappresenti un aiuto verso il benessere della società e quello di prevenire l’impiego della robotica contro l’essere umano.
Concetti come intelligenza, autonomia, apprendimento, coscienza, libero arbitrio, capacità decisionale, libertà, emozione e tanti altri dovranno quindi essere applicati per la prima volta alle macchine, oltre che agli esseri umani e agli animali.
Le discipline impiegate in questo cambiamento sono perciò numerose; nominiamo ad esempio la logica, la linguistica, le neuroscienze, la psicologia, la biologia, la filosofia, la letteratura e l’antropologia.
L’elaborazione della roboetica richiede infatti l’impegno di esperti e studiosi da tutte le discipline, per aggiornare le leggi e le norme in base ai risultati degli sviluppi scientifici e tecnologici della robotica.

Durante il primo Simposio Internazionale sulla roboetica, tenutosi a Sanremo, in Italia, nel 2004, emersero tre diverse posizioni etiche nella comunità dei robotici:

  1. Robotici non interessati all’etica, ovvero quelli che considerano le ricerche in questo campo come strettamente tecniche e, perciò, esenti da responsabilità morali o sociali;
  2. Robotici interessati a questioni etiche a breve termine, ovvero quelli che nutrono preoccupazioni morali per il prossimo futuro, in termini semplicistici di “buono e cattivo”;
  3. Robotici interessati a problemi etici a lungo termine, ovvero quelli che si dicono preoccupati moralmente in termini globali e per il futuro prossimo e lontano.

Le linee guida della roboetica sono state sviluppate durante eventi e congressi nazionali; il Simposio Internazionale di Sanremo fu il primo, mentre in uno dei più recenti, tenutosi nel 2017, sono stati sviluppati i Principi di Asilomar. A seguito del convegno di esperti di intelligenza artificiale promosso dal Future of Live Institute, è stato redatto questo vademecum con 23 principi per affrontare le problematiche etiche e sociali dell’IA; questo documento è stato sottoscritto da migliaia di esperti nel campo della robotica, tra i quali i già citati Stephen Hawking ed Elon Musk.

 

Considerazioni sul film

Lo so, probabilmente l’amico che, ogni volta che si va al cinema, a fine pellicola esclama “sì, ma i libri sono più belli” ce lo abbiamo tutti.
Purtroppo, però, ora devo interpretare proprio la parte di quel tipo di amico, consigliandovi di leggere i libri. In questo caso, però, tengo a specificare nuovamente che il film è “liberamente tratto” dai racconti di Asimov, il che significa che il regista ha mantenuto solamente i nomi e qualche elemento del film. La storia narrata in Io, Robot è totalmente inventata e non fa parte di nessun racconto di Asimov.
La mia opinione personale in merito al film è pesantemente influenzata da quella che ho sulla robotica; in breve, i robot non vogliono conquistare la Terra e sottomettere gli umani, semplicemente perché non possono. Come ho già detto in svariati articoli pubblicati su questo sito, studiare l’intelligenza artificiale serve in primis per comprendere meglio il nostro cervello; creare un cervello umano su un robot è perciò impossibile, dal momento che neanche noi sappiamo esattamente come fare.
Non nego che il film mi abbia intrattenuta; è una storia d’azione, ci sono dei colpi di scena (prevedibili, ma ci sono) e ho trovato Sonny davvero adorabile. Ho passato tutto il film a provare pena per i robot ingiustamente maltrattati, ma l’ho guardato senza annoiarmi.
Lo consiglio? Nì. Essendo un film abbastanza datato, probabilmente lo avrete già visto; se non lo avete già fatto, però, non vi aspettate di trovare le tematiche affrontate da Asimov. Guardatelo come fosse uno dei tanti film sui robot intelligenti che si ribellano all’uomo, insomma senza tante pretese; in ogni caso l’azione c’è, i personaggi interessanti anche, e il lieto fine per l’uomo (e, forse, anche per i robot) pure.

 

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