Into Darkness
di Jessica Andracchio

 

Into Darkness è un film di fantascienza del 2013 diretto da J.J. Abrams. Si tratta del seguito del film Stark Trek del 2009, ed è la dodicesima pellicola della serie. Il film è basato su Star Trek di Gene Roddenberry.


 

Trama

Ci troviamo nell’anno 2259. Il capitano Kirk sta svolgendo una missione pericolosa su un pianeta sconosciuto e sta fuggendo da alcuni alieni intenzionati ad ucciderlo. Nel frattempo il suo secondo, Spock, si trova all’interno di un vulcano dello stesso pianeta e sta per azionare un congegno che congelerà l’interno del vulcano impedendone l’eruzione e lo sterminio della civiltà locale.
Poco dopo i due si trovano sull’Enterprise, sani e salvi, e tornano sulla Terra. Kirk e Spock vengono pesantemente redarguiti dall’ammiraglio Pike, che aveva reclutato Kirk e che adesso è deluso dalla sua mancanza di disciplina. Infatti, i due esploratori non avrebbero dovuto interferire con la storia naturale e biologica del pianeta che stavano esplorando, violando la prima direttiva della Federazione: non interferire con lo sviluppo naturale ed evolutivo di un pianeta. La punizione è la rimozione dal comando dell’Enterprise.
Prima della partenza verso la loro missione successiva, un uomo fa esplodere una biblioteca nel centro di Londra. Immediatamente i vertici militari della Flotta interstellare si riuniscono per discutere dell’accaduto. Durante la riunione, che era in realtà una trappola, lo stesso attentatore li attacca con una navetta spaziale, uccidendone molti dei presenti, tra i quali l’ammiraglio Pike. Kirk riesce a fermare l’attentatore, che riesce però a fuggire teletrasportandosi altrove.
Kirk, sconvolto, chiede all’ammiraglio in capo Marcus di partire con l’Enterprise alla ricerca di John Harrison, l’autore dell’attacco. Harrison si è nascosto in una città abbandonata nel pianeta Kronos, terra dei Klingon, che sono sull’orlo della guerra con la Federazione. Atterrano quindi sul pianeta, ma vengono individuati da una pattuglia di guerrieri e nella battaglia vengono salvati proprio da Harrison, che dimostra di avere delle capacità sovraumane. Conclusa la battaglia, Harrison si arrende all’equipaggio dell’Enterprise, dopo aver saputo che all’interno dell’astronave ci sono 72 siluri che non sono armi ma, come lo stesso equipaggio scoprirà grazie alla casualità e all’intervento del dott. McCoy, si tratta di contenitori, all’interno dei quali vi sono 72 individui. Questi uomini sono il vecchio equipaggio di Harrison, che rivela di essere Khan, un uomo geneticamente modificato e ibernato per trecento anni che era stato sfruttato da Marcus perché lo aiutasse a militarizzare la Federazione e scatenare una guerra contro i Klingon.
Quando Marcus cerca di eliminare ogni testimone per riprendersi Khan, la dottoressa Wallace, che è in realtà la figlia dell’ammiraglio, viene trasportata nella nave del padre, che si prepara ad aprire il fuoco. Viene però ostacolato da Scott, che si era infiltrato a bordo in precedenza, disattivando gli armamenti di Marcus. Kirk si allea con Khan e si reca sulla nave nemica per neutralizzarla, riuscendo nell’intento; Khan, però, uccide Marcus per vendicarsi e prende in ostaggio Kirk, obbligando Spock a teletrasportare a bordo i siluri con l’equipaggio del criminale. Il vulcaniano, però, aveva precedentemente creato un esplosivo che, quando Khan decide di dar fuoco alla nave, fa detonare i siluri nella stiva.
Anche l’Enterprise risulta danneggiata e comincia a precipitare; il capitano decide quindi di sacrificarsi per riparare i motori, esponendosi a radiazioni letali. Nel frattempo Spock, devastato dalla morte di Kirk, decide di uccidere Khan, ma Uhura lo ferma, informandolo del fatto che il sangue del criminale è in grado di riportare in vita Kirk. Khan viene quindi catturato e ibernato nuovamente, e il suo sangue viene usato per riportare in vita il capitano.
Un anno dopo, Kirk tiene un discorso in occasione del varo della USS Enterprise, che è stata ricostruita, ricordando le parole che gli aveva fatto recitare il suo mentore Pike dopo avergli affidato la nave. L’Enterprise parte quindi per una missione mai tentata prima di quel momento; una missione quinquennale nello spazio profondo.

 

Personaggi e attori principali

Chris Pine interpreta il Capitano James T. Kirk, comandante della famosa nave spaziale Enterprise. Nel precedente film di Star Trek, Pine interpretava un giovane Kirk, cosa che ha reso più facile mostrare un Kirk tutto nuovo, con lo stile di recitazione di Pine, e di non scadere nell’imitazione di William Shatner, che non aveva mai recitato nei panni di un Kirk inesperto. In questo nuovo capitolo della saga, Pine ha comunque dimostrato di sapersi distinguere da Shatner, rendendo suo il ruolo del capitano.
In molte occasioni, infatti, guardando la sua interpretazione in Into Darkness al pubblico sembra proprio di vedere il Kirk che abbiamo sempre conosciuto, ma con una recitazione tutta nuova.
Il capitano interpretato da Pine è giovane, irruento, spontaneo e a tratti ingenuo, ma ha anche il carisma del leader. Si emoziona parlando della “sua” nave, l’Enterprise, quasi come fosse un figlio, ed è più giovane di molte delle persone che lavorano per lui. Anche il suo rapporto con Spock è particolarmente apprezzabile nella pellicola; i due attori hanno un feeling palpabile e, in alcune scene, le loro interazioni fanno anche commuovere.

Zachary Quinto interpreta il comandante Spock, primo ufficiale dell’Enterprise. Ai fan più affezionati di Star Trek, l’interpretazione di Quinto non è andata a genio; interpretazioni come quelle di Leonard Nimoy, lo Spock originale, e Tim Russ, che interpreta Tuvok, un altro vulcaniano, nella serie Voyager, sono state molto più apprezzate di quella di Quinto. Questo accade non solo per una questione di attaccamento ai vulcaniani del passato, ma anche perché lo Spock di quinto si discosta molto dall’idea originale di Spock e, in generale, di vulcaniano. Quinto dà infatti una personalità molto più umana che vulcaniana al suo personaggio che, ad esempio, non dovrebbe provare quasi alcun sentimento. Il suo Spock è più impulsivo, violento e, soprattutto, emotivo; basti pensare al suo rapporto con Kirk.
Ad ogni modo, l’interpretazione di Quinto mostra uno Spock più al passo con i nostri tempi, cosa da aspettarsi quando si guarda il reboot di una serie molto amata.

A proposito di personaggi al passo con i nostri tempi, Spock ha anche un interesse amoroso, che si dà il caso sia un personaggio molto importante nella serie di Star Trek, ovvero Nyota Uhura. Uhura è l’ufficiale responsabile delle comunicazioni a bordo dell’Enterprise, nonché il primo personaggio di colore rappresentato in posizioni di potere nella televisione americana. In Into Darkness, questo personaggio viene interpretato da Zoe Saldana, che riesce a renderle giustizia fino a dove il copione lo permette. La recitazione di Saldana è infatti impeccabile e offre al pubblico un personaggio professionale ma non troppo rigido, che aggiunge alla pellicola momenti comici e altrettanti momenti emozionanti. Tuttavia, in Into Darkness sembra che Uhura sia stata scritta ed inserita esclusivamente come interesse romantico di Spock; molte delle sue apparizioni del film sono, infatti, incentrate sulla relazione tra i due, il che, considerata la performance di Saldana, risulta essere un gran peccato.

Karl Urban interpreta il Dottor Leonard “Bones” McCoy, il medico di bordo dell’Enterprise che costituisce la Staff_StarTrekcontroparte umana di Spock. Anche in questo caso, i due attori hanno instaurato un bel rapporto sul set, che si traduce in un feeling tra personaggi, con delle interazioni ben scritte ed esilaranti.
Urban interpreta McCoy come un medico esperto, capace di curare qualsiasi ferita anche utilizzando mezzi di fortuna; tuttavia, ha un evidente lato comico che alleggerisce l’atmosfera del film ma che non sempre viene capito dagli altri personaggi.

Simon Pegg interpreta Montgomery Scott, ingegnere capo dell’Enterprise. Non c’è dubbio che Scotty rappresenti la parte comica del film, con i suoi modi di fare sempre nervosi e quasi isterici; tuttavia, le sue azioni si riveleranno estremamente importanti nel corso del film. Slate.com, un magazine online, ha descritto la performance di Pegg nei panni di Scotty come “succosamente comica”.

John Cho interpreta Hikaru Sulu, il capitano asiatico dell’astronave Excelsior. Inizialmente, Abrams era preoccupato della scelta di Cho per il personaggio di Sulu, temendo di passare per razzista; Takei ha però spiegato che il personaggio di Sulu rappresentava l’Asia intera e non solo la Cina o il Giappone. La mascolinità di Sulu sembra essere molto importante per Cho, che si è allenato duramente per imparare a combattere, ferendosi anche durante le riprese.
Il suo personaggio in Into Darkness è, sorprendentemente, molto simile a quello originale, di cui sono presenti molti riferimenti nella pellicola.

Infine, Benedict Cumberbatch interpreta uno degli antagonisti, ovvero Khan, un superuomo geneticamente modificato che vive sotto la falsa identità di John Harrison. Abbiamo incontrato Cumberbatch nelle recensioni di altri film, nelle quali ha ricevuto sempre i nostri complimenti, e questa non può fare eccezione: carismatico, incredibilmente intelligente e motivato, il Khan interpretato da Cumberbatch ha ricevuto l’apprezzamento della critica e dei fan di Star Trek.

Riporto di seguito la lista di tutti gli attori presenti nella pellicola, con i ruoli svolti.

Chris Pine: Cap. James T. Kirk

Zachary Quinto: Spock

Zoë Saldaña: Nyota Uhura

Benedict Cumberbatch: Khan Noonien Singh / John Harrison

Alice Eve: Dott.ssa Carol Wallace

Karl Urban: Dott. Leonard ‘Bones’ McCoy

Simon Pegg: Montgomery Scott

John Cho: Hikaru Sulu

Anton Yelchin: Pavel Chekov

Bruce Greenwood: Amm. Christopher Pike

Peter Weller: Amm. Alexander Marcus

Noel Clarke: Thomas Harewood

Nazneen Contractor: Rima Harewood

Leonard Nimoy: Spock anziano

 

Gli argomenti

Da sempre alla ricerca dei metodi più efficaci per garantire l’intrattenimento, J. J. Abrams con il secondo film di Star Trek conferma di essere all’altezza del proprio nome. Il regista punta sulla semplicità narrativa e così riesce a ripetere l’ottimo exploit del suo Star Trek precedente senza però ripetere se stesso. Into Darkness, a dispetto del titolo, è una divertente e lunga corsa, in cui la trama viene svelata durante l’azione, in cui le battute sono pronunciate mentre i personaggi svolgono attività frenetiche e in cui la macchina da presa mobile al massimo riesce ad essere invisibile.
Proseguendo la linea tracciata con il primo film, Abrams si distacca sempre di più dalle caratteristiche della saga storica di Star Trek, non asseconda i fan ma cerca di parlare a tutti, lavora sul paradossale sentimentalismo del personaggio non sentimentale per eccellenza (il dr. Spock) e trasforma il solito film d’azione nello spazio in una space opera piena d’umorismo, ammiccamenti e ironia più che di grave austerità. Nonostante il villain scelto per questo secondo film (Kahn, già visto in un episodio della serie e poi in Star Trek II – L’ira di Kahn), sia tra i più letali e cupi mai incontrati dall’Enterprise, lo stesso il film scorre sulla propria leggerezza, lavorando sull’arma fondamentale del cinema d’azione che ambisce a diventare d’avventura: montaggio e ricerca di paesaggi che suonino inediti, ed in questo è molto utile il 3D, enfatizzato in tutti gli esterni con frequenti inquadrature a filo di piombo. Abrams non solo non ha paura di un confronto o della fedeltà con la serie, ma è il primo che in questi anni di film tratti da altri lungometraggi o da materiale televisivo, cerca un rapporto diretto, continuo ed esplicito con il testo di partenza. Con l’esperienza maturata su entrambi gli schermi non si accontenta di una filiazione tra le due saghe e pretende una compenetrazione molto più complessa, perché sa che la narrazione avviene nella testa degli spettatori, luogo in cui già esiste una mitologia “trekkista” con cui fare i conti.
Infatti non solo questo film rielabora, ribalta e rimescola molti momenti già visti negli scontri con Kahn, ma in Into Darkness Abrams riesce effettivamente a far dialogare, nel senso stretto del termine, il suo Star Trek con lo Star Trek classico, lasciando addirittura che il secondo suggerisca al primo come risolvere la minaccia che incombe, attingendo alla propria storia.

 

Approfondimento: le tecnologie dell’Enterprise

Star Trek è il regno della tecnologia, spaziale o meno; sia i fan della serie che quelli totalmente digiuni del franchise tecnologie_StarTrekavranno infatti sentito termini come teletrasporto, replicatore, scudo deflettore, ponte ologrammi o propulsione a curvatura.
Alcune delle tecnologie mostrate a bordo dell’Enterprise in tempi non sospetti, molti anni dopo sono diventate realtà; andiamo quindi a vedere quali tecnologie aveva previsto la famosissima serie televisiva fantascientifica nel 1966.

I cellulari. Molto spesso, sull’Enterprise l’equipaggio utilizza un comunicatore, ovvero un telefono a conchiglia dorato; a quei tempi, si utilizzava ancora il telefono attaccato alle pareti di casa, e l’idea di poter essere sempre connessi con persone lontane da noi era ancora un’affascinante utopia. Il comunicatore dell’Enterprise, però, è in tutto e per tutto simile ai telefoni cellulari a cui ormai siamo abituati tutti.

Tablet. Nella serie vengono mostrati anche dei prototipi di tablet che, pur essendo visibilmente obsoleti e molto poco funzionanti, rappresentano comunque il sorpasso dell’utilizzo della carta in favore di mezzi più tecnologici. Sul PADD – questo il nome del loro tablet, l’equipaggio registrava informazioni digitali, leggeva libri, report, planimetrie e diagnostica dell’Enterprise.

Smart Watch. Nella vecchia pellicola cinematografica del 1979 è stata introdotta la tecnologia wearable che, come suggerisce il nome, è tecnologia da indossare. Ad esempio, si poteva vedere al polso dell’equipaggio un orologio usato per comunicare e scambiare informazioni, parte integrante delle loro uniformi, che potrebbe essere paragonato agli smart watch che abbiamo noi oggi – ad esempio quello della Apple, l’Apple Watch.

Auricolare Bluetooth. Il tenente Nyota Uhura, ufficiale delle comunicazioni, non poteva non possedere dei gadget che facilitassero proprio questo lavoro. Era infatti costantemente connessa al proprio auricolare, grazie al quale si teneva informata su ciò che accadeva sulla nave, in base alle frequenze di trasmissione e ricezione. Si trattava di auricolari totalmente wireless, che a quei tempi ancora non esistevano e che oggi noi utilizziamo in molteplici situazioni, ad esempio per parlare al telefono mentre si è al volante o semplicemente per ascoltare musica senza l’ingombro dei fili.

Assistenti Virtuali. All’epoca dell’uscita del primo episodio della serie, i computer non erano altro che enormi scatole che fungevano più che altro da calcolatrice e che dovevano essere costantemente controllati dall’uomo. Quelli a bordo dell’Enterprise, però, erano dotati di un assistente, con il quale l’equipaggio poteva parlare ad alta voce, per fare domande ed ottenere rapidamente risposte. Proprio come accade oggi con i più moderni Siri e Alexa, anche se ancora non sono ai livelli tecnologici del computer di Majel Barrett-Roddenberry, la prima ufficiale dell’Enterprise.

Videochiamate. Anche questa possibilità era ampiamente sfruttata nell’universo di Star Trek; era possibile comunicare tramite videochiamata con avversari e alleati, come se ci si trovasse faccia a faccia, anche quando questi erano su astronavi o pianeti diversi. Oggi, in effetti, abbiamo la comodità di Skype o Facetime, con i quali possiamo ricevere e mandare videomessaggi o effettuare direttamente una videochiamata, il tutto semplicemente dal nostro smartphone.

Considerazioni sul film

Premetto di parlare da non esperta né da fan sfegatata dell’universo di Star Trek: a me il film è piaciuto solo “così così”. Il mio interesse era principalmente rivolto alla recitazione degli attori, poiché il cast di questo film mi era sembrato particolarmente notevole, ed infatti sotto questo punto di vista non sono rimasta delusa.
Come già accennato, il film è stato girato in una maniera piacevole e accattivante, e guardarlo non risulta affatto difficile né pesante; tuttavia, i punti di forza della pellicola sono gli attori, la comicità sparsa qua e là e l’effetto visivo, che comprende la tecnologia utilizzata per realizzare il film e le scenografie.
La trama viene spiegata nel corso del film ma, alla fine, non sembra essercene una vera e propria; più che altro, sembra un’occasione per fare sfoggio di tecniche che rendono dinamica l’azione degli attori.
Un elemento che mi è particolarmente dispiaciuto è stato l’annullamento dei personaggi femminili. La serie originale di Star Trek, anche considerando il periodo, non era esattamente politically correct; tuttavia, aveva personaggi di potere di colore e capitani donna, aspetti non da poco. In Into Darkness, personaggi come Carol Marcus sono stati ridotti alla figlia del generale che coglie la prima occasione per restare in biancheria intima e che, alla fine, deve essere salvata; la stessa Uhura sembra rappresentare unicamente l’interesse amoroso di Spock, e le sue battute riguardano più che altro la sua insoddisfazione nel rapporto di coppia.
Sia che siate amanti di Star Trek, sia che lo stiate vedendo per la prima volta, però, vi consiglio di dare una possibilità a questo film, anche solo per poter dire “non mi piace per nulla”.
Lo consiglio? Nì. Non me la sento di dare un “no” definitivo perché, come già detto, il regista ha fatto un piccolo capolavoro e gli attori hanno offerto delle interpretazioni a mio parere brillanti; purtroppo manca un po’ di trama, e gli amanti di Star Trek potrebbero restarci molto male. Non si può comunque giudicare un prodotto senza averlo provato; se questa motivazione non vi basta, però, pensate che potreste perdervi una delle migliori interpretazioni di Cumberbatch. Sappiamo già come se la cavi nell’interpretare il cattivo incompreso e geniale, e Khan aggiunge anche dei sentimenti di affetto verso il suo equipaggio, cosa che porta il pubblico a provare pena per il villain di turno.
Perciò, che siate fan o meno, mettete da parte i pregiudizi e salite a bordo dell’Enterprise; in ogni caso, vi assicuro che sarà un viaggio piacevole.

Lascia un commento