Hawking è un film per la televisione del 2004 basato sulla vita di Stephen Hawking, nello specifico sull’inizio della sua carriera all’Università di Cambridge. È stato diretto diretto da Philip Martin, con sceneggiatura di Peter Moffat.

Trama

Il film comincia con il ventunesimo compleanno di Hawking, al quale viene invitata una giovane Jane Wilde. La ragazza è affascinata dai discorsi di lui riguardanti lo spazio, perciò si sdraiano a guardare le stelle; tuttavia, quando Hawking tenta di rialzarsi, non riesce e Jane corre a chiamare aiuto.
Dopo un soggiorno in ospedale ed innumerevoli analisi, la diagnosi è quella di sclerosi laterale amiotrofica, una malattia degenerativa dei motoneuroni, con la previsione di soli due anni di vita restanti.
Nonostante ciò, Stephen torna a Cambridge, dove fatica a trovare un argomento per il suo dottorato di ricerca. Vedendo che i compagni hanno tutti già deciso cosa fare della loro vita, ed essendo sempre più consapevole della propria malattia, Stephen rifiuta l’aiuto del suo supervisore Dennis Sciama e cade in una profonda depressione, interrotta soltanto dagli incontri con Jane, che nel frattempo è diventata la sua ragazza.
La teoria più in voga nell’ambito della cosmologia a quei tempi era quella dello stato stazionario, che postula che l’universo non abbia né inizio né fine e che sia sempre esistito e sempre esisterà, proposta da Fred Hoyle come alternativa alla teoria del Big Bang.

Stephen, dopo aver avuto accesso agli studi di Hoyle prima che venissero presentati alla Royal Society, trova in essi un errore, cosa che lo spinge a confrontarsi pubblicamente con Hoyle a riguardo, generando il caos tra gli studiosi.
Questo episodio dà a Stephen la fiducia che gli serviva per cominciare a lavorare sul suo dottorato; inoltre, fa la conoscenza di Roger Penrose e della topologia, lo studio delle proprietà delle figure e delle forme che non cambiano quando si viene effettuata una deformazione. La topologia si dimostra essere un elemento importante per gli studi di Stephen, che nel frattempo comincia ad avere problemi motori sempre più gravi.
Uno degli argomenti preferiti di Penrose riguardava i buchi neri e, nello specifico, le singolarità; è proprio questo studio che aiuta Stephen con il suo dottorato, dal momento che non credeva alla teoria dello stato stazionario e voleva trovare il modo di smontarla e di dimostrare che l’universo ha avuto un inizio.
Il suo supervisore lo supporta e Stephen è più deciso che mai, nonostante la sua malattia stia rendendo i suoi movimenti sempre più complicati e la sua voce sempre più impastata. Chiede inoltre a Jane di sposarlo, e lei, dopo averci riflettuto, accetterà.

Stephen comincia quindi a lavorare alle implicazioni delle scoperte di Penrose, tentando di fare gli stessi suoi calcoli, ma al contrario, chiedendosi ad esempio cosa sarebbe accaduto se, invece di “qualcosa” che collassa contro il nulla, fosse stato il nulla ad esplodere dentro “qualcosa”, applicando questa teoria non ad una sola stella, ma all’intero universo. La risposta è che, secondo questa teoria, è possibile che l’universo sia stato effettivamente generato dal Big Bang. È proprio questo l’argomento del suo dottorato, e anche l’attuale opinione scientifica riguardo l’origine dell’universo. Due anni dopo, non solo Hawking non è morto (come prevedeva la diagnosi iniziale), ma è attivo nel campo scientifico e rivoluzionerà il modo in cui pensiamo all’universo.

Nel corso del film, la storia di Hawking viene intervallata dall’intervista di due scienziati americani che tentavano di dimostrare le stesse teorie di Hawking; si tratta di Arno Allan Penzias e Robert Woodrow Wilson. L’intervista avviene il giorno prima della consegna del Nobel per la Fisica, che hanno vinto grazie alla scoperta di un segnale radio dallo spazio. Questo segnale si rivelò essere proprio il suono rimanente dalla prima, antica esplosione che ha creato il Big Bang; si tratta della radiazione cosmica di fondo, la prova concreta che il Big Bang è effettivamente accaduto.

Attori e personaggi principali

Benedict Cumberbatch interpreta Stephen Hawking. Pare proprio che Cumberbatch sia specializzato in ruoli geniali; in questo sito abbiamo già recensito altri suoi film biografici, nei quali interpretava Alan Turing e Assange. L’attore inglese non delude neppure questa volta, portando sul piccolo schermo un ritratto di Hawking durante quella che è stata probabilmente la fase più difficile della sua vita. Cumberbatch non si preoccupa di apparire “fotogenico” per questa interpretazione, assumendo posizioni poco lusinghiere che mettono in risalto suoi difetti fisici che, per sua stessa ammissione, detesta; tutto per interpretare al meglio questo ruolo.

Michael brandon e Tom Hodgkins interpretano rispettivamente Arno Allan Pensiaz e Robert Woodrow Wilson. Nonostante i loro ruoli siano secondari (come tutti ad eccezione, ovviamente, di quello di Cumberbatch), i due attori hanno dimostrato una chimica deliziosa, parlando tra di loro e con gli intervistatori fittizi come se si conoscessero da una vita e come se avessero effettivamente fatto tutte quelle ricerche e quella importantissima scoperta insieme.

Phoebe Nicholls e Adam Godley interpretano i genitori di Hawking, rispettivamente Isobel e Frank Hawing. Le loro interpretazioni rispecchiano le due reazioni principali che ci si aspetta da un genitore con un figlio gravemente malato; lui è distrutto e cerca in tutti i modi di trovare un modo per rendere più facili i pochi anni di vita restanti a Stephen, lei invece desidera continuare a trattarlo quasi come non fosse successo nulla, per permettergli di vivere normalmente i suoi ultimi anni.

Lisa Dillon interpreta Jane Wilde, la prima moglie di Hawking. La sua recitazione rende palese quanto questa donna abbia aiutato l’astrofisico a non abbattersi e a non cedere alla depressione, il tutto senza aver bisogno di annullare la sua vita o mettere in secondo piano i suoi desideri e le sue credenze. Particolarmente gradevole è la scena nella quale difende con fervore un Hawking già malato, accettando allo stesso tempo la sua proposta di matrimonio.

Essendo un film-documentario incentrato sul personaggio di Hawking, non sono molti altri i personaggi ai quali viene lasciato spazio; ecco quindi la consueta lista degli attori presenti nella pellicola e dei ruoli da loro interpretati.

Benedict Cumberbatch: Stephen Hawking

Michael Brandon: Arno Allan Penzias

Tom Hodgkins: Robert Woodrow Wilson

Lisa Dillon: Jane Wilde

Phoebe Nicholls: Isobel Hawking

Adam Godley: Frank Hawking

Peter Firth: Sir Fred Hoyle

Tom Ward: Roger Penrose

John Sessions: Dennis Sciama

Matthew Marsh: Dr. John Holloway

Alice Eve: Martha Guthrie

Rohan Siva: Jayant Narlikar

Gli argomenti

Hawking è un film che ruota intorno ad un argomento molto caro al famoso astrofisico, ovvero il tempo. Il tempo non inteso solamente come la dimensione che viene studiata dalla filosofia e dalla scienza, ma anche il tempo dello stesso Hawking; subito dopo la sua diagnosi, il giovane studioso comincia a preoccuparsi di non avere più tempo per trovare un argomento nel quale specializzarsi, per fare tutte le cose che i suoi coetanei danno per scontate, per innamorarsi e mettere su famiglia.
Comprensibilmente, questo porta l’astrofisico a cadere in una profonda depressione, causata soprattutto dal pensiero che, nei suoi due restanti anni di vita, non avrebbe potuto fare nessuna delle scoperte scientifiche che aveva il potenziale di fare.
Cumberbatch ha incontrato Hawking due volte durante le prove antecedenti le riprese; la prima volta, i due non hanno fatto altro che guardarsi da lontano, seduti a due postazioni opposte insieme a svariati altri membri del cast e della produzione. La seconda volta, invece, Hawking ha detto che Cumberbatch era troppo bello e troppo poco trasandato per poterlo interpretare. A ciò, l’attore inglese ha replicato divertito “ho visto le tue fotografie da giovane, e non è vero”.
Inoltre, l’attore ha lavorato per una settimana con delle persone affette dalla stessa malattia di Hawking, per poter simulare al meglio i movimenti.
La pellicola, come già detto, si basa sugli anni che seguono la diagnosi di Hawking, il che rende dà al film una sensazione di intimità; dopo averlo guardato, la sensazione è quella di essere stati, in qualche modo, amici o conoscenti di Stephen Hawking.

Approfondimento: ACAT

Come tutti sappiamo, Stephen Hawking era costretto sulla sedia a rotelle, poiché quasi totalmente immobilizzato a causa della sua malattia.
Hawking è stato in grado di parlare fino al 1985, anno nel quale venne colpito da una grave polmonite, a causa della quale perse l’uso delle corde vocali. Cominciò quindi ad utilizzare le dita per digitare su una tastiera, dove un sintetizzatore vocale leggeva ad alta voce quello che veniva scritto; nel 2009, però, un’altra polmonite lo portò a perdere anche l’uso delle dita.
Come faceva, perciò, a comunicare? Contrariamente a quello che alcuni pensano, Hawking non utilizzava un dispositivo che gli leggeva nel pensiero. Non che non ci abbia provato: l’astrofisico si era prestato ad un tentativo di comunicazione basato sulla scansione dell’attività cerebrale attraverso elettrodi (interfaccia cervello-computer), ma i segnali elettrici erano troppo deboli per poter essere utilizzati. Per lo stesso motivo, anche l’idea di una sedia a rotelle che può essere guidata con il pensiero era stata scartata.
Dal 1997, è Intel che forniva ad Hawking la tecnologia per comunicare. Il sistema informatico si chiamava ACAT, che sta per Assistive Context-Aware Toolkit ed era basato sui movimenti del muscolo della guancia, l’unico che Hawking riusciva ancora a controllare.
Precedentemente, un programma simile era stato sviluppato dall’azienda Words Plus; si chiamava EZ Keys ed era composto dallo schermo di un tablet collegato alla sedia a rotelle, sul quale c’era una tastiera con un cursore che passava di lettera in lettera. Lo scienziato doveva selezionare con il movimento della guancia una lettera per volta; comprensibilmente, questo sistema è stato presto migliorato poiché incredibilmente lento.
Il tablet che Hawking usava per comunicare con il movimento della guancia era composto da sensori ad infrarossi montati sulle lenti degli occhiali che codificavano i movimenti del muscolo; il tablet era montato su una delle braccia della sedia a rotelle e veniva caricato dalla batteria di quest’ultima.
Per velocizzare il programma EZ Keys, questo era stato integrato alla tecnologia SwiftKey per aumentare il numero delle parole formate al minuto; sono state date in pasto al programma tutte le pubblicazioni di Hawking, di modo che il computer potesse suggerire in che modo completare le parole e le frasi dell’astrofisico, senza che dovesse scriverle lettera per lettera. Ad esempio, dopo aver scritto “The”, il programma suggeriva automaticamente “The black holes”, ovvero i buchi neri.
Oltre ad utilizzarlo per comunicare, Hawking poteva anche navigare su internet, controllare e-mail ed usare Skype per partecipare a videoconferenze.

 

Considerazioni sul film

Parlando di film che hanno come oggetto la vita di Stephen Hawking, a quasi tutti viene in mente La teoria del tutto, film del 2014 con Eddie Redmayne.
Trovo che sia un peccato, poiché Hawking offre spunti di riflessione diversi e, sotto alcuni aspetti, più profondi. Focalizzandosi su un periodo preciso della vita dell’astrofisico, il film con Cumberbatch emoziona non tanto per la trama, che conosciamo più o meno tutti, ma per l’introspezione dei personaggi che rappresentano così bene gli individui di cui raccontano la storia.
Lo consiglio? Sì. Dovrete andare a spulciare bene il web per trovarlo, e lo troverete solo in inglese, poiché è stato trasmesso solo su BBC One; a parer mio, è questo l’unico motivo per il quale in Italia non se ne è parlato quasi per nulla, mentre all’estero è stato molto apprezzato.
Un consiglio? Preparate una scorta di fazzolettini.

 

 

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