E_Matilda
di Jessica Andracchio

 


Avete mai sentito parlare dell’Effetto Matilda? Questo nome sta ad indicare i tantissimi casi nei quali le scoperte fatte da donne vengono attribuite a colleghi uomini, lasciando molte scienziate e fisiche nel dimenticatoio, senza neanche un ringraziamento. Sapevate che molti premi Nobel sono stati riconosciuti a scienziati e fisici famosissimi, ma spesso molto del loro lavoro è stato svolto da donne?
Per il mese dedicato alle donne, andiamo a riscoprire alcuni nomi che ci hanno permesso di vivere nel mondo come lo conosciamo oggi, e di usare molta della tecnologia che ci circonda.


 

E_MatildaAda Lovelace. Ada Lovelace nasce a Londra nel 1815; suo padre era George Byron, il famoso poeta, ma abbandonò lei e la sua famiglia quando Lovelace era molto piccola. Sua madre, Anne Isabella Millbanke, era una matematica, e cercò d’indirizzare Ada verso questa strada.
Ada Lovelace è considerata da molti la prima programmatrice di computer, poiché è stata la prima persona a comprendere il vero potenziale dei computer.
Ada Lovelace è conosciuta per il suo immenso contributo al progetto della macchina analitica di Charles Babbage; questo strumento, seppur mai completato, è considerato il precursore dei moderni computer. La macchina analitica era programmata per eseguire compiti generici ed era basata su un sistema di input e output; Lovelace, studiando questa macchina, capì che riuscendo a ridurre qualcosa come la musica o l’arte in regole, si poteva usare la logica simbolica per programmare la macchina di modo che producesse grafiche e melodie. Incluse quindi il primo programma per computer tra le note di uno dei suoi scritti; si trattava di un algoritmo per calcolare i numeri di Bernoulli, una successione di numeri razionali. Questo algoritmo, descritto nella famosa “nota G” di Lovelace, venne chiamato Algoritmo di Ada Lovelace per i numeri di Bernoulli e si tratta del primo programma della storia dell’informatica.

 

E_Matilda_1Hedwig Eva Maria Kiesler (Hedy Lamarr). Hedy Lamarr nasce come Hedwig Kiesler a Vienna, nel 1914. È stata un’attrice e una inventrice austriaca/statunitense, e a lei va il merito di aver immaginato per la prima volta il Wi-Fi.
Kiesler cresce in un ambiente liberale, studiando con le figlie di Sigmund Freud e coltivando una passione per l’ingegneria; finisce però con l’innamorarsi del cinema e del teatro, e riuscirà ad entrare in questo mondo grazie alla sua incredibile bellezza.
Nel tempo libero, Hedy Lamarr continua comunque a studiare segnali radio e telecontrollo; una sera conosce George Antheil, un compositore francese, e i due cominciano a parlare degli studi di lei. Insieme, i due modificheranno la tecnologia della banda perforata nella pianola meccanica per trasformarla in una tecnologia a rapida variazione di frequenza. Nel 1941 depositano il progetto, e l’anno successivo il brevetto viene etichettato con lo storico numero 2.292.387. Il progetto, però, verrà riconosciuto solamente nel 1985 con il nome di Kiesler/Antheil e rappresenterà la base per le tecnologie di telefonia mobile e sistemi wireless. Questo brevetto era importante per la codifica di informazioni da trasmettere su frequenze radio e per comandare a distanza siluri e mezzi navali.
La scoperta fondamentale di Kiesler fu che la trasmissione di onde radio poteva essere fatta rimbalzare da un canale all’altro ad intervalli di tempo regolari in una sequenza nota soltanto a chi trasmetteva e a chi riceveva.
Il concetto della suddivisione di un ampio campo di frequenze in più canali oggi si ritrova non solo nella crittografia o in campo militare, ma anche nella telefonia mobile e nei sistemi informatici wireless. Questa tecnologia viene chiamata spread spectrum, ovvero espansione di spettro.

 

Margaret Heafield Hamilton. Margaret Hamilton nacque a Paoli nel 1936 ed è un’informatica, ingegnera e imprenditrice statunitense. È stata la E_Matilda_2direttrice del Software Engineering Division del MIT Instrumentation Laboratory.
Laureata in matematica, Hamilton può essere considerata l’inventrice dei moderni software e la donna che ci ha portati sulla Luna. Il suo lavoro, infatti, è stato determinante allo sviluppo del programma Apollo e, perciò, dello sbarco dell’uomo sul nostro satellite.
Attualmente, Margaret Hamilton ha pubblicato oltre 130 articoli scientifici e partecipato a 60 progetti di rilievo nazionale ed internazionale. Nel 2016 è stata insignita da Barack Obama della Presidential Medal of Freedom.
Il suo primo lavoro come programmatrice risale agli inizi degli anni ’60, quando trovò lavoro a Boston come programmatrice software per il dipartimento di meteorologia del MIT. Lì si occupava di creare programmi che aiutavano a prevedere l’andamento delle condizioni meteo.
Dopo essersi fatta un nome in questo ambito, dal 1961 al 1963 collabora al progetto SAGE, dove sviluppa software per il rilevamento di oggetti volanti nemici, e nel 1964 entra nel team del Charles Stark Draper Laboratory, dove collabora con la NASA nello sviluppo di software e programmi dedicati ai moduli Apollo.
Nello specifico, il team diretto da Hamilton si occupava dei programmi necessari a governare i moduli Apollo nel corso del volo e nelle fasi immediatamente precedenti l’allunaggio.
Dopo la conclusione del suo lavoro al MIT, Margaret Hamilton si mette in proprio e nel 1974 e fonda la Higher Order Software, dove riveste il ruolo di CEO, e successivamente la Hamilton Technologies.

E_Matilda_3Helen Greiner. Helen Greiner è nata nel 1967, in Inghilterra. È l’amministratrice delegata della CyPhy Works, una start-up per progettare e realizzare robot innovativi. Nel 1990 ha fondato la iRobot, una società leader globale specializzata nei robot mobili, ad esempio il robot aspirapolvere Roomba e quelli militari PackBot e SUGV.
Greiner ha sviluppato gli iRobot nel campo delle applicazioni militari, favorendo una cultura dell’innovazione che ha portato alla fornitura di 4.000 PackBots alle truppe americane. Helen ha studiato ingegneria meccanica e scienze dell’informazione al MIT, ed è stata premiata per i suoi contributi all’innovazione tecnologica ed imprenditoriale. Ricordiamo, ad esempio, il premio dall’Associazione Internazionale dei Sistemi di Veicoli Autonomi (AUVSI), il Premio Pioniere e il premio come “Innovatrice del Prossimo Secolo” dalla rivista Technology Review.
Greiner è stata presidentessa e membro del comitato del Consorzio della Tecnologia Robotica e dell’Associazione delle Industre di Difesa Nazionale degli Stati Uniti.
Ad oggi, Greiner costruisce sistemi robotici integrati, o sistemi ciberfisici, che sono in grado di funzionare in ambienti non definiti utilizzando sensori dinamici ed intelligenza incorporata. In generale, studia il campo della robotica, che comprende molte aree e discipline come ad esempio l’intelligenza artificiale e l’ingegneria elettronica.

 

Fabiola Gianotti. Fabiola Gianotti nasce a Roma nel 1960. Si appassiona alle materie scientifiche e, nello specifico, alla fisica grazie alla lettura dellaE_Matilda_4 biografia di Marie Curie, che la spinge ad iscriversi alla facoltà di fisica all’università.
Si laurea alla Statale di Milano con indirizzo sub-nucleare e, nello stesso anno, inizia un dottorato di ricerca relativo alle particelle elementari, con la tesi di dottorato riguardante l’analisi dei dati dell’esperimento UA2.
Nel 1987 entra a far parte del CERN di Ginevra, partecipando ad esperimenti come ALEPH, LEP, UA2 al Super Proton Synchroton.
All’inizio degli anni ’90, Gianotti comincia a lavorare sull’argon liquido e partecipa all’esperimento Atlas, ritenuto il più grande esperimento scientifico della storia. Coordina l’esperimento dal 1999 al 2003, per poi riprendere la carica nel 2009. Nello stesso anno, è nominata commendatrice dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana in virtù delle sue conoscenze scientifiche e spiccate doti gestionali con cui guidava il progetto Atlas.
Come portavoce dell’esperimento, nel 2012 rende noto al mondo che è stata osservata per la prima volta una particella compatibile con il Bosone di Higgs. Con questa scoperta, si è in grado di comprendere le differenze tra le varie particelle e le loro interazioni con il bosone.
Sempre nel 2012, Gianotti riceve l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana e le viene assegnato il Fundamental Physics Prize. Nel 2013 riceve dall Società Italiana di Fisica il premio Enrico Fermi, nonostante alcuni episodi di sessismo avvenuti proprio in Italia.
Nel novembre del 2014, Gianotti diventa la direttrice generale del CERN, cominciando il suo mandato di 5 anni nel 2016.

 

E_Matilda_5Donna Strickland. Qualche ora dopo gli episodi sessisti citati poche righe fa, che hanno coinvolto un fisico del CERN prontamente sospeso dalle sue attività, viene dato il premio Nobel per la Fisica del 2018 a Donna Strickland che, assieme ai suoi colleghi, è stata premiata per le sue “invenzioni rivoluzionarie nel campo della fisica dei laser”.
Donna Strickland è docente al Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’University of Waterloo, dove si occupa delle sue ricerche nel campo dei laser ad alta intensità. Dopo essersi laureata ed aver conseguito il Dottorato, comincia le sue ricerche per la tecnica del chirped pulse amplification, un processo nel quale un impulso di radiazione elettromagnetica viene amplificato mediante tre diverse fasi.
Intervistata riguardo la sua vittoria, Strickland ha pronunciato parole che avremmo bisogno di sentire tutti i giorni. “Abbiamo bisogno di celebrare le donne che si dedicano alla fisica, perché ci siamo. Siamo là fuori”.
Le donne riconosciute e celebrate nei campi della fisica e della chimica, come già detto, sono infatti pochissime, nonostante esistano molte fisiche e scienziate; basti pensare che l’ultimo Nobel per la fisica assegnato ad una donna fu quello di 55 anni fa a Maria Goeppert-Mayer, mentre il primo fu quello di Marie Curie nel 1903.
Le ricerche per le quali Strickland è stata premiata sono quelle che aveva cominciato proprio agli albori della sua carriera, quando si trasferì negli Stati Uniti per studiare la fisica del laser nell’Università di Rochester. L’articolo che descrive i laser a impulsi brevi risale infatti al 1985, quando la scienziata aveva solo trent’anni. Una delle applicazioni di queste scoperte, ad esempio, è quella della correzione di alcuni difetti ottici.

 

Rosalind Franklin. Prendete un qualsiasi libro di biologia, e cercate il nome di questa scienziata: probabilmente non lo troverete. Provate, invece, a E_Matilda_6cercare il nome “Watson”; sicuramente questo nome sarà presente nei vostri libri, e corrisponderà a quello di James Watson e Francis Crick, due uomini ai quali è attribuita la sensazionale scoperta della struttura del DNA. Nel 1962, infatti, i due ricevettero il premio Nobel proprio per questa scoperta; pochi anni prima, Rosalind Franklin moriva di cancro.
Rosalind Franklin studiò a Parigi e a Londra la struttura del DNA, per ottenere infine un posto nel laboratorio di Maurice Wilkins. In questo laboratorio, nel 1951 Franklin scattò una fotografia, conosciuta come “Foto 51”, nella quale appariva chiara la struttura a doppia elica del DNA. Watson e Crick riuscirono a rubare la foto ed il materiale studiato da Franklin e, per questo, vinsero il Nobel. Nonostante, molto lentamente, la verità sulle loro “scoperte” fosse venuta a galla, i due non ammisero mai del tutto il loro crimine, né ringraziarono mai pubblicamente Franklin; tuttavia, nel 1968 venne pubblicato “La doppia Elica”, un libro di Watson nel quale egli parlava così male della scienziata che molti esponenti della comunità scientifica cominciarono a chiedersi se non ci fosse qualcosa sotto. A partire da questo episodio, la verità sulla scoperta di Franklin venne resa nota, ma molti libri di testo “sbagliano” ancora oggi, attribuendo la scoperta a Watson e Crick.

 

Con il caso di Rosalind Franklin, uno dei più eclatanti nella storia delle scoperte scientifiche, concludiamo la nostra lista, che potrebbe però andare avanti con centinaia di nomi, partendo da quelli più famosi come quello di Rita Levi Montalcini, a quelli più antichi come quello di Ipazia da Alessandria, la cui morte avvenne proprio l’8 marzo per mano di fanatici cristiani che non tolleravano fosse una donna a portare il sapere scientifico e filosofico all’uomo.
L’effetto Matilda, citato all’inizio di questo articolo, è un fenomeno per il quale le ricerche, il lavoro, le idee e le opinioni di una donna vengono nascoste dietro uomini e attribuite proprio a questi ultimi, senza alcun riconoscimento per le vere ricercatrici, i cui nomi vengono prontamente dimenticati dalla storia e dall’umanità.
Cosa possiamo fare per prevenirlo? Semplice: in occasione della Festa della Donna, alle vostre mogli, figlie ed amiche, regalate meno mimose, bambole o profumi e più libri su scienze, ingegneria e tecnologia.

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