Da poco disponibile sugli store, “Immuni” ha scatenato polemiche, complotti e bufale prima ancora della sua creazione. Cosa c’è di vero? Come funziona l’app? La nostra privacy è al sicuro? Immuni servirà effettivamente nella lotta contro il nuovo coronavirus?


 

Paradossalmente, sembra che più ci troviamo in una situazione grave, più siamo disposti ad accettare come vere quelle notizie che vengono chiamate “fake news”, letteralmente “notizie false”.
Lo sanno bene tutte quelle persone che, durante il periodo di quarantena e, in generale, dall’inizio della diffusione del nuovo coronavirus Covid-19, hanno visto divulgare catene WhatsApp e video complottisti di YouTube che attribuivano svariate cause alla pandemia, partendo dai pipistrelli fino ad arrivare al 5G.
Sebbene molte di queste catene vengano smentite, la smentita raggiunge una minima parte delle persone che hanno contribuito alla sua diffusione, e una percentuale ancora più irrisoria di queste persone cambia effettivamente idea; è facile quindi che si parli di complotti ai danni degli onesti cittadini, piuttosto che degli immensi benefici che potremmo trarre tutti dallo sviluppo di nuove tecnologie per combattere la pandemia di Covid-19.

L’ultima trovata dei complottisti riguarda la tanto discussa Immuni; si tratta di un’applicazione disponibile gratuitamente negli store di Apple e Google dal primo giugno, sviluppata dalla collaborazione tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro della Salute, Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, Regioni, Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 e le società pubbliche Sogei e PagoPa, partendo dal codice messo a disposizione gratuitamente da parte della società Bending Spoons.
Inoltre, Apple e Google hanno messo da parte qualsiasi rivalità e hanno creato un’alleanza per fornire una piattaforma di tracciamento del Covid-19 più ambia ed efficace possibile, da mettere a disposizione delle autorità sanitarie.

Il funzionamento di Immuni è semplice: una volta scaricata, l’app chiederà il vostro consenso per utilizzare il Bluetooth e avvertirvi in caso veniate a contatto con persone positive al Covid-19.
Ogni giorno, l’applicazione genera una chiave composta da lettere e numeri; questa sarà il vostro codice identificativo, che verrà condiviso tramite Bluetooth con gli altri dispositivi provvisti di applicazione che incrocerete per strada. Una volta scaduto il codice identificativo, l’app ne creerà uno nuovo; questo procedimento impedisce ad eventuali malintenzionati di conoscere informazioni sul proprietario dello smartphone e assicura la tanto agognata privacy a chiunque scarichi Immuni, poiché all’app non servirà né la vostra posizione (che dovrete attivare solo la prima volta che aprite l’app per permettere ad essa di usare il Bluetooth), né i vostri dati personali.

Queste semplici informazioni, che vengono esplicitate prima, dopo e mentre installate l’applicazione, basterebbero a placare gli animi dei complottisti. Qual è stata, dunque, la miccia che ha fatto scoppiare le teorie complottiste sul web? Una delle “catene di Sant’Antonio”, divulgata tramite WhatsApp, può spiegarci il punto di vista di queste persone.

Comunicazione di servizio. Attenzione. Non so se qualcuno se ne è accorto, ma hanno inserito l’applicazione Covid 19 sui dispositivi Android senza alcun consenso. Chi ha Android può verificare per conto suo. Andate su impostazioni, fate scorrere e arrivate alla voce Google. Impostazioni Google. Apritela, la prima voce servizi indica: notifiche di esposizione al Covid 19. Attenzione. Evitate di usare geolocalizzazione, bluetooth e WiFi se possibile”.

Logicamente, ne esistono svariate versioni, divulgate tramite testo, immagini, video su YouTube e quant’altro.
Naturalmente, si tratta di informazioni allarmistiche e “acchiappaclick”; nulla di diverso dalle decine di catene ed informazioni maligne diffuse in questi mesi di pandemia che, come sempre, possono venire smentite con una semplice ricerca online.
I complottisti sostengono che l’app di Immuni, e quindi il tracciamento di Covid-19, sia già stata attivata sugli smartphone senza il consenso del proprietario del dispositivo; per dimostrarlo, mostrano una schermata che recita “Notifiche di esposizione al COVID-19”.
Se avessero semplicemente cliccato sulla dicitura, avrebbero scoperto che nessuna applicazione era stata installata sui loro preziosi telefonini; il messaggio che segue è infatti “Per attivare le notifiche di esposizione al COVID-19, apri un’app disponibile”. Non solo; troviamo anche un punto interrogativo che, se cliccato, ci rimanda ad una pagina delle guide di Google che spiega chiaramente il funzionamento base dell’app e invita ad informarsi sull’eventuale disponibilità di un’app dell’autorità sanitaria pubblica governativa del nostro paese. Per scaricarla. Perché, di fatto, sui nostri telefoni non viene installato assolutamente nulla senza il nostro consenso.

Che cos’è stato installato sul nostro telefono, allora, se non si tratta dell’app Immuni? Semplice: l’ultima versione del vostro sistema operativo. Ogni tanto, il vostro telefono vi chiede di aggiornare il sistema operativo; questo avviene perché, con gli aggiornamenti più recenti, il vostro telefono funziona semplicemente meglio. Nell’ultimo aggiornamento di sistema, Apple e Google hanno aggiunto la tecnologia che permette a chiunque voglia scaricare Immuni (e, perciò, di aiutare a sconfiggere il Covid-19) di farlo.
Non solo; su Github è stato pubblicato il codice sorgente dell’applicazione, di modo che chiunque ne abbia le capacità possa analizzarlo; i file e le informazioni vengono aggiornati costantemente e, se ci fosse qualcosa fuori posto, non tarderemmo a saperlo.

Come scaricare Immuni? Se avete finalmente deciso di contribuire alla ricerca e aiutare il vostro paese facendo il minimo sforzo possibile, non dovrete fare altro che andare sullo store del vostro smartphone e cercare “Immuni”.
Mi raccomando, fate attenzione; dovrete scaricare l’app del governo, non un’altra con un nome simile. In questi ultimi giorni, infatti, tra complotti e bufale, molti italiani hanno scaricato applicazioni inglesi con un nome simile, lasciando recensioni da una stella patriottiche, arrabbiate e scandalizzate, con lo stupore degli sviluppatori.
Subito dopo aver scaricato e avviato l’app corretta, compariranno dei brevi messaggi che vi rassicureranno sulla privacy e sulla sicurezza dei vostri dati.
Gli unici dati che vengono condivisi al Ministero della Salute sono infatti la vostra provincia di domicilio, il corretto funzionamento dell’app e, logicamente, comunica se siete stati avvertiti di un contatto a rischio.
Dovete quindi selezionare la provincia in cui vivete, abilitare le notifiche di esposizione al Covid-19 e attivare la posizione.
Dopo aver completato la configurazione, potrete aprire l’applicazione, che si presenta estremamente intuitiva. Qui potrete trovare risposte chiare e semplici ad ogni dubbio alimentato dai complottisti; nella sezione “Come funziona l’app?” troverete una spiegazione illustrata del funzionamento dell’app, della privacy, dei codici casuali e, arrivati in fondo, potrete cliccare su “esplora le domande più frequenti”.
“L’app traccia i miei spostamenti?”, “Come viene tutelata la mia privacy?”, “Immuni è gestito dal governo?”, “Bisogna pagare per usare Immuni?”, sono solo alcune delle domande più frequenti alle quali troverete risposta in questa sezione dell’app.

La domanda fondamentale da porsi, parlando di Immuni, non riguarda né la privacy, né i complotti; quello che dovremmo chiederci è: funzionerà? La risposta è che dipende tutto da noi. L’applicazione risulterà efficace nella lotta contro il coronavirus solo se verrà scaricata dalla maggior parte della popolazione, altrimenti potrebbe aiutare i singoli individui ma non rappresentare una svolta durante la pandemia in corso.
Risulta quindi necessario e vitale informarsi, “sbufalare” i complottisti e scaricare l’applicazione, invitando i nostri amici e la nostra famiglia a fare lo stesso, per il nostro bene e per quello degli altri.

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