cam recensione

Cam è un film horror psicologico del 2018 distribuito da Netflix, con sceneggiatura di Isa Mazzei e diretto da Daniel Goldhaber.

 


 

Trama

Alice Ackerman lavora come cam girl su un popolare sito sotto lo pseudonimo di Lola_Lola. Il suo obiettivo è quello di raggiungere la Top 50, per arrivare infine al primo posto delle ragazze più apprezzate del sito. Per fare ciò, Alice deve avere sempre nuove idee per restare rilevante; una di esse è quella di fingere il suicidio durante una live, tagliandosi la gola con un coltello per far aumentare di molto il numero degli spettatori e i preziosi token, le mance virtuali. Lo spettacolo era stato architettato da Alice e da “Tinker”, uno dei suoi fan più sfegatati.
Alice riesce infine a raggiungere la Top 50 ma, appena raggiunto l’agognato traguardo, le views calano e cala anche la sua posizione in classifica; questo perché un’altra cam girl, Princess_X, promette di spogliarsi in diretta se i suoi fan riescono a far perdere a Lola dieci posizioni.
Per evitare di perdere ulteriori fan e per riconquistare il pubblico, Alice decide di fare uno show con un’altra cam girl, Fox, nel quale cavalca un potente vibratore controllato dagli spettatori; riesce così a tornare nella Top 50.
A causa della potenza del vibratore, però, la ragazza sviene e, al suo risveglio, nota di essere in live sul sito. Pensando che, per qualche motivo, il sito stesse trasmettendo un suo vecchio show, Alice chiama l’assistenza clienti, ma questa non è a conoscenza di quello che sta succedendo all’account della ragazza.
Alice prova quindi ad entrare nel suo account, ma non riesce a farlo, poiché ne era stata cambiata la password; la ragazza comincia quindi a seguire la diretta su un altro account, appurando che si tratta effettivamente di uno show nuovo e in diretta e non di una registrazione.
La ragazza che si è appropriata del profilo di Alice/Lola è identica a lei in tutto e per tutto, ma infrange le regole che la ragazza si era posta per salvaguardare la sua privacy. Questo la porta a sospettare di Princess X, la sua avversaria, ma questa nega qualsiasi coinvolgimento. Quando si rivolge alla polizia, la ragazza non viene presa sul serio; nel frattempo, la falsa Lola continua con i suoi show e ne annuncia uno in collaborazione con Baby, la cam girl numero uno in classifica. Alice cerca quindi di mettersi in contatto con Baby, non riuscendoci.
Durante una festa, inoltre, gli amici del fratello di Alice rivelano alla madre e agli invitati la professione di lei, che decide di tornare a casa sua, dove assiste ad uno show in cui la falsa Lola inscena il suicidio usando una pistola e facendo salire di molto la sua posizione in classifica.
Alice decide di incontrare Barney, il proprietario del sito, per tentare di ricavare informazioni su Baby. Riesce a scoprire il suo nome vero e la sua residenza, ma scopre che Hannah Darin, ovvero Baby, era morta in un incidente stradale 6 mesi prima.
In seguito allo spettacolo della falsa Lola insieme a Baby, Alice riesce ad individuare altri profili falsi, che hanno in comune Tinker come fan numero uno. La ragazza si reca quindi da lui, che nel frattempo si era trasferito vicino a lei con una scusa, per chiedere il suo aiuto.
Lui accetta di aiutarla, ma Alice lo scopre mentre si masturba guardando una live privata della falsa Lola. La ragazza le parla, e si rende conto che il suo clone non la riconosce; conclude quindi che deve trattarsi di una specie di bot. Tinker confessa di sapere che esistono siti nei quali vengono caricati migliaia di video di cam girl, con lo scopo di studiarli e creare delle perfette repliche delle cam girl, che possono trasmettere costantemente live.
Alice torna quindi a casa, piazza uno specchio dietro la sua scrivania e si collega sul profilo della falsa Lola, mandandole moltissimi token per convincerla a fare una live doppia.
Quando i fan vedono le due Lola vanno in visibilio, ma lo attribuiscono ad un effetto speciale. Alice cerca di ingannare il bot, sfidandola ad un gioco nel quale l’una deve imitare i gesti dell’altra, mentre il pubblico sceglie chi è la migliore Lola; la vincitrice potrà quindi chiedere qualsiasi cosa all’altra.
Inizialmente, la falsa Lola sembra avere la meglio ma, quando Alice sbatte violentemente la testa sulla scrivania rompendosi il naso, il bot glitcha per replicare l’immagine ora sfigurata di Alice e il pubblico dichiara vincitrice l’originale. Con lo sguardo annebbiato dal dolore e dal trauma, Alice chiede alla falsa Lola la password del suo account, ed il bot esegue; la ragazza riesce quindi ad accedere e a cancellare il suo account, proprio mentre questo raggiungeva il primo posto.
Passato del tempo, vediamo la madre di Alice, che ora la supporta, aiutare la ragazza a truccarsi e prepararsi per il suo primo show con il suo nuovo account, chiamato EveBot.

 

 Personaggi, attori principali e produzione

Madeleine Brewer interpreta Alice Ackerman, una ragazza che lavora come cam girl che, su internet, si fa chiamare Lola. Brewer è conosciuta principalmente per il suo ruolo di Tricia Miller in Orange is the New Black e per quello di Miranda Cates in Hemlock Grove, una serie televisiva horror originale Netflix. Ha inoltre recitato nell’episodio Men Against Fire di Black Mirror e in The Handmaid’s Tale nei ruoli di Janine/Ofwarren/Ofdaniel.
L’attrice americana, pur essendo molto giovane, ha già esperienza in ruoli “ansiogeni”; Cam ne è la conferma, poiché la sua recitazione riesce a veicolare perfettamente il senso di ansia e impotenza che la protagonista prova quando vede la sua identità nelle mani di una perfetta sconosciuta.

Patch Darragh interpreta Tinker, un uomo ossessionato dalle cam girl. L’attore statunitense è conosciuto per il suo ruolo di Ken Messner in Everything Sucks!, una serie televisiva distribuita da Netflix. Anche in questo caso, notiamo la tendenza di Netflix a “riciclare” i suoi attori che, all’infuori di qualche eccezione, non sono molto conosciuti per altri lavori.
Tuttavia, Darragh ha proprio l’aspetto adatto a questo ruolo; grassottello, sudaticcio e impacciato, la sua performance dà allo spettatore proprio l’idea che il personaggio di Tinker deve dare, ovvero quella del nerd un po’ sfigato, inquietante e ossessionato la cui vita gira intorno alle ragazze su internet, specialmente le cam girl.

Abbiamo poi la famiglia di Alice, ovvero Lynne Ackerman e Jordan Ackerman, rispettivamente la madre e il fratello della ragazza. Lynne è interpretata da Melora Walters, attrice statunitense che in Italia viene ricordata principalmente per il suo ruolo di figlia nevrotica in Magnolia e per quello in Ritorno a Cold Mountain. Nel film non viene lasciato molto spazio alla madre, e l’interpretazione di Walters si riduce a quella di una madre qualsiasi, che è dapprima sconvolta dal lavoro della figlia, ma che dopo decide di supportarla. Jordan è interpretato da Devin Druid, un giovane attore statunitense che si ricorda quasi esclusivamente per il ruolo di Tyler in Tredici, serie televisiva distribuita da Netflix. Anche lui compare molto poco nella pellicola, ed il suo ruolo è esclusivamente quello d’interpretare il fratello minore della protagonista, a conoscenza del suo mestiere, che riesce a mantenere il segreto finché i suoi amici lo rivelano a tutti.

Se il cast di questo film, esclusa la protagonista, non è tanto interessante quanto la sua trama, la produzione è invece notevole. La sceneggiatrice Isa Mazzei è infatti una ex cam girl che voleva creare un documentario riguardo questo mondo. Ha infine optato per un horror, perché un documentario non avrebbe saputo rappresentare al meglio questa realtà. “Sento che spesso, quando parlo di questo lavoro, non importa come io mi esprima o cosa io mostri alla gente: continuano a non capire appieno”, ha detto Mazzei.
Molte scene sono tratte proprio dall’esperienza di Mazzei in questo campo; ad esempio, il furto d’identità di Lola rappresenta il momento in cui i video della sceneggiatrice sono stati piratati e ripostati senza crediti. La conseguente esperienza di Mazzei con la polizia è stata simile a quella di Lola, che si è vista trattare con disprezzo e condiscendenza. Uno dei poliziotti le ha domandato quale fosse la cosa più strana che si era ritrovata a fare, domanda che le è stata rivolta anche da parecchi dirigenti di Hollywood durante i loro incontri.
Mazzei e il regista, Daniel Goldhaber, sono amici dai tempi del liceo; Goldhaber aveva anche diretto alcuni dei filmati pornografici della sceneggiatrice.

Gli argomenti

Cam non è un film da sottovalutare. Se lo si guarda per la prima volta, senza avere alcuna nozione riguardo gli argomenti trattati, può sembrare una pellicola volta esclusivamente a provocare ansia in chi la guarda, senza un reale significato o morale. Soprattutto nella parte finale del film, lo spettatore può restare perplesso e con molte domande: chi c’era dietro alla creazione di questi bot? Tutte le ragazze nelle posizioni alte della classifica erano in realtà morte o si trattava di account falsi? Perché Alice ha creato un nuovo profilo se, tutto sommato, non ha effettivamente “sconfitto” il bot?
In effetti, tutte queste domande non trovano una risposta immediata, ma Cam è un film che ha bisogno di un minimo di interpretazione.

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I temi affrontati sono stratificati dai più ovvi a quelli più nascosti: ad esempio, la dipendenza dai social network e da internet in generale è uno di quelli più ovvi. È palese che Alice non riesca a stare lontana dall’immagine che si è creata su internet: la sua ossessione di arrivare in cima alla classifica la porta a studiare metodi sempre più elaborati per stupire i suoi spettatori ma, nella realtà, “Lola” non è altro che una ragazza normale, con una vita normale e una personalità anche un po’ chiusa.
Abbiamo poi i temi più nascosti, come quello degli algoritmi di internet, di cui abbiamo parlato spesso su questo sito, che ci “tengono d’occhio” per offrirci la migliore esperienza sul web ma che, se usati contro di noi, potrebbero effettivamente creare una replica della nostra personalità, dei nostri gusti e della nostra vita – dipende da quanto condividiamo sui social network. Un tema legato sia a questo aspetto di internet che al film è quello dei Deep Fake, di cui parleremo successivamente in questo articolo.
Una chiave di lettura ancora più nascosta, ma non confermata, potrebbe essere quella di un moderno “Alice nel Paese delle Meraviglie”, il cui titolo originale è “Alice in Wonderland”.
In questo caso, il “paese delle meraviglie” è internet, luogo in quale Alice perde se stessa, ossessionata dalla versione di sé che decide di mostrare sul web. Il nome della protagonista è lo stesso di quella del libro di Lewis Carroll, mentre Lola è quello della protagonista nella parodia “Lola in Wonderland”.
La protagonista, inoltre, vive in Wonderdale street; il primo username che sceglie per parlare con la finta Lola è Mad_Hatter, mentre il secondo è MrTeapot, due elementi rilevanti nel mondo della favola di Carroll.
Quando Alice confronta la finta se stessa alla fine del film, questa indossa un reggiseno con i cuori rossi, che ricordano la regina di cuori; inoltre, c’è uno specchio dietro la protagonista, cosa che rimanda al secondo film di Alice nel paese delle meraviglie, ovvero Alice attraverso lo specchio.
Questo spiegherebbe anche perché alcune cose nel film non hanno molto senso. Le date, ad esempio, sembrano sbagliate e messe a casaccio; nel necrologio di Hannah c’erano le date 1988-2014, mentre nella stessa pagina diventano poi 1988-2015 e, più tardi, viene detto che Hannah è nata nel 1991.
Che lo si voglia interpretare come una moderna favola o come un avvertimento contro i pericoli della dipendenza da internet e contro internet stesso, Cam è sicuramente un film che va guardato con attenzione e con la mente aperta.

 

Approfondimento: Deepfake

Il termine Deepfake deriva dai termini “deep learning” e “fake”. L’approfondimento profondo, ovvero il deep learning, è una tecnica riguardante il machine learning e le reti neurali; la parola “fake” significa “falso”, e viene spesso usata per indicare qualcosa che circola su internet e che non è reale (ad esempio, le “fake news”).
Si tratta di una tecnica che riproduce i volti umani tramite l’intelligenza artificiale; viene usata per sovrapporre immagini e video esistenti sopra altri elementi simili, usando una tecnica di machine learning chiamata “rete antagonista generativa” (GAN). Si tratta di una classe di algoritmi di intelligenza artificiale usati nell’apprendimento automatico non supervisionato che possono generare fotografie e video che risultano autentici all’occhio umano.
Questi video possono mostrare persone, famose o meno, che compiono qualsiasi tipo di atto senza che loro ne siano a conoscenza; su YouTube, ad esempio, cercando “deepfake Obama”, è possibile trovare un breve video in cui Obama dice che “Killmonger aveva ragione” e che “Trump è un pezzo di merda”. Nonostante sembri in tutto e per tutto un video reale di Obama, si tratta di un deepfake realizzato analizzando foto e video dell’ex Presidente per ricreare la corretta mimica facciale che si adattasse alle parole e alla voce, fornite dall’attore Jordan Peele.
Su internet sono presenti siti nei quali, potenzialmente, ognuno può creare un deepfake, caricando centinaia di foto e video della persona che si vuole “clonare”. Esistono inoltre metodi per copiare anche la voce di un individuo; in questo caso, bastano delle registrazioni vocali o dei video. Logicamente, più materiale viene fornito all’intelligenza artificiale, più realistica sarà la voce.
Lyrebird, ad esempio, è un programma disponibile online il cui utilizzo è estremamente semplice: basta collegarsi al sito, leggere ad alta voce almeno 20 delle frasi che vengono fornite all’utente e lasciare un indirizzo e-mail. Dopo qualche ora, il sito vi avvertirà che “la vostra voce è pronta”; vi basterà quindi collegarvi nuovamente a Lyrebird, inserire una qualsiasi frase e ascoltare la vostra stessa voce (o qualcosa di molto simile) che la ripete. Logicamente, più frasi vengono registrate, più accurata sarà la voce.
Il web è pieno zeppo di questi deepfake, sia vocali che visivi. Se cercate deepfake della vostra star preferita, probabilmente li troverete; il contenuto, però, potrebbe non essere di vostro gradimento.
Questa tecnologia viene infatti usata molto spesso per creare video porno di star che, in realtà, non ne hanno mai girato uno. Daisy Ridley, Gal Gadot, Emma Watson, Katy Perry, Taylor Swift e Scarlett Johansson sono solo alcune delle celebrità che si sono viste rubare l’identità da un’intelligenza artificiale che ha usato le loro interviste e i loro film per creare dei video porno, semplicemente sostituendo una delle vip ad una effettiva pornostar.
Nonostante questi deepfake esistano da anni, si sta ponendo l’attenzione sul problema solo dal 2017, quando Reddit ha cominciato a bannare qualsiasi video pornografico di questo tipo. I deepfake, però, diventavano sempre più elaborati, e distinguerli da video reali era sempre più difficile. Il fenomeno è quindi stato indirizzato dalla sezione tecnologica e scientifica del magazine Vice, che lo ha posto sotto i riflettori degli altri media e, quindi, all’attenzione di un pubblico molto più vasto.
La stessa Scarlett Johansson, vittima della creazione di porno tramite deepfake, ha dichiarato nel 2018 che non avrebbe tentato di rimuovere i video da internet, poiché non ledono in alcun modo la sua immagine e perché “cercare di farlo sarebbe una causa persa”.
Nel Regno Unito, i creatori di deepfake sono passibili di denuncia per molestie, ma si sta cercando di rendere quello per deepfake un crimine a parte. Anche negli Stati Uniti si sta discutendo riguardo una legge ad hoc, in seguito a denunce di furti d’identità, cyberstalking e revenge porn.

 

Considerazioni sul film

Ammetto di non essere una fan dei discorsi retorici su quanto internet sia malvagio e su quanto sia facile perdersi nel web. È vero, internet è potenzialmente un posto pericoloso e, sempre potenzialmente, è facile crearsi una personalità totalmente inventata da mostrare online, ignorando la vita vera.
Trovo che, però, i lati positivi e le comodità di internet superino di gran lunga i (potenziali) lati negativi e che, come ogni cosa, dev’essere utilizzato nel modo corretto.
Ciò non toglie che Cam, essendo anche basato su fatti realmente accaduti, sia una vera e propria chicca in mezzo a centinaia di film distribuiti da Netflix; è un must per gli amanti dei thriller, degli horror, della psicologia e di internet. Rinchiude al suo interno vari generi, mentre si propone di raccontare agli spettatori qualcosa di nuovo, che raramente vediamo rappresentata nei film, ovvero il sex work.
Lo consiglio? Sì. È vero, dopo aver finito il film si rimane un po’ perplessi e non è molto chiara la questione dei deep fake, che non vengono neanche citati nel film; più facile pensare che si tratti di una sorta di demone che si è impossessato del computer di Alice, o ad una qualche spiegazione fantascientifica, piuttosto che ad un’intelligenza artificiale molto reale, degli algoritmi che sanno tutto quello che facciamo e dei software alla portata di tutti capaci di creare una nuova realtà senza il nostro consenso.
Proprio per questo, però, lo spettatore dovrebbe aver voglia di andare ad informarsi, per trovare risposte alle sue domande; Cam è perciò un film apparentemente simile a tanti altri che, però, ha come scopo quello di educare le persone su temi ancora troppo poco conosciuti.
Sarà un cliché, ma la realtà, a volte, è più spaventosa della finzione.

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